Nel cuore della Città Vecchia di Gerusalemme si trova un sito religioso il cui valore simbolico e spirituale è tra i più intensi e controversi a livello globale: la Spianata delle Moschee. Ieri, Itamar Ben Gvir, ministro israeliano della Sicurezza nazionale, nonché leader del partito di estrema destra, ha guidato più di un migliaio di coloni ebrei all’interno dell’area sacra, in un’azione che numerosi osservatori hanno descritto come una provocazione.
Questo luogo sacro ha un significato profondo tanto per l’Islam quanto per l’ebraismo, che vi riconoscono legami storici e spirituali inscindibili. Il complesso si estende su una collina di circa 14 ettari e ospita alcuni degli edifici più significativi dell’architettura islamica.
Al centro del complesso si trova la moschea di Al-Aqsa, il terzo luogo più importante per i musulmani dopo la Mecca e Medina, insieme alla celebre Cupola della Roccia, costruita nel luogo dove secondo l’Islam il profeta Maometto salì in cielo. Per gli ebrei, questo stesso luogo rappresenta il Monte del Tempio, dove sorgevano i due antichi Templi di Gerusalemme, distrutti rispettivamente dai babilonesi nel 586 a.C. e dai romani nel 70 d.C.
La sacralità del sito deriva da una tradizione condivisa: ebrei e musulmani concordano sul fatto che la roccia conservata all’interno della Cupola della Roccia è la stessa su cui il patriarca biblico Abramo stava per sacrificare suo figlio Isacco. Tuttavia, l’Unesco ha più volte votato risoluzioni che riconoscono la santità del luogo esclusivamente per i musulmani, ignorando i legami storici ebraici. Queste decisioni hanno alimentato tensioni diplomatiche, con Israele che ha paragonato tale negazione a sostenere che la Cina non abbia legami con la Grande Muraglia.

Dal 1967, quando Israele conquistò Gerusalemme Est durante la Guerra dei Sei Giorni, è in vigore un delicato equilibrio chiamato “status quo”. In base a un’intesa tacita risalente al 1967, il complesso è amministrato dal Waqf islamico giordano per quanto riguarda gli aspetti religiosi, mentre Israele ne garantisce il controllo di sicurezza.
L’accesso al sito è consentito anche a visitatori non musulmani in determinati orari, ma è vietato loro svolgere preghiere o riti religiosi, per evitare tensioni interconfessionali. Questa limitazione serve a prevenire tensioni religiose in un luogo già estremamente sensibile dal punto di vista politico.
L’episodio di domenica ha visto Ben Gvir pregare davanti alla Cupola della Roccia durante la commemorazione del Tisha Bav, il giorno di lutto ebraico che ricorda la distruzione del Tempio di Gerusalemme. I coloni hanno celebrato rituali con preghiere, danze e canti ad alta voce, che si sono sentiti in tutta la spianata.
Il ministro, noto per le sue posizioni estremiste, ha successivamente scritto sui social: “Se Dio vuole, lavoreremo per la piena sovranità e redenzione, sul Monte del Tempio e in tutta la Terra d’Israele“. Queste dichiarazioni hanno alimentato ulteriormente le polemiche, con affermazioni che “la preghiera e il prostrarsi sono ora possibili sul Monte del Tempio“.