L’autonomia differenziata è il riconoscimento di autonomia legislativa che lo Stato attribuisce a una regione a statuto ordinario. Autonomia che si esplica in materie di competenza concorrente, ovvero di comune competenza di Stato centrale e Regioni. Si sta invece ancora discutendo se estendere l’autonomia differenziata anche nei tre casi di materie di competenza esclusiva dello Stato (organizzazione della giustizia di pace, le norme generali sull’istruzione, la tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali).
Quando si parla di regioni a statuto ordinario ci si riferisce a 15 delle 20 regioni italiane, ad esclusione delle 5 regioni a statuto speciale, Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Sicilia, Trentino-Alto Adige/Südtirol e Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste. Esse già godono di particolari forme di autonomia.
Il disegno di legge voluto dal ministro degli Affari Regionali e Autonomie Roberto Calderoli in sostanza prevede che ogni regione a statuto ordinario possa agire in totale autonomia su ambiti specifici. Ad esempio, i rapporti internazionali e la protezione civile. L’energia e la tutela della salute. Senza dimenticare ricerca scientifica e ambiente, previdenza complementare e aeroporti.
La riforma, cavallo di battaglia della Lega dalla sua fondazione, mira a decentralizzare il potere dello Stato e a rendere ogni singola regione che ne farà richiesta più svincolata. Per esempio, una regione può trattenere parte del gettito fiscale generato sul territorio e finanziare così quei servizi e quelle funzioni di cui si chiede il trasferimento. Il rischio è che si crei una frazione profonda tra regioni. Non è un caso che in prima fila siano già Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, le più ricche d’Italia. Vista l’importanza della posta in gioco, quindi, l’autonomia differenziata dovrà essere richiesta. E le regioni dovranno concordare con il governo il cambiamento di competenze e risorse.
Il processo non sarà semplice. Dovrà infatti arrivare a un disegno di legge apposito del Consiglio dei ministri, che dovrà essere votato e approvato dal Parlamento. Altro nodo vincolante è quello dei Lep, i Livelli essenziali delle prestazioni previsti dalla Costituzione. Tutte le regioni dovranno garantire ai cittadini un livello minimo di servizi, uniforme su tutto il territorio. Il ddl al momento ha ottenuto il via libera del Senato, ma dovrà passare al vaglio della Camera.