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Home » Attualità » Dal delitto alla nuova vita: il volto inatteso di Mario Maccione, il più giovane delle Bestie di Satana

Dal delitto alla nuova vita: il volto inatteso di Mario Maccione, il più giovane delle Bestie di Satana

Soprannominato Ferocity, a soli 16 anni entra in un mondo oscuro che lo porterà a commettere vari omicidi. Dopo il carcere dispensa consigli.
Chiara SeriolaDi Chiara Seriola10 Giugno 2025
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Mario Maccione all'epoca del processo per le Bestie di Satana
Mario Maccione all'epoca del processo per le Bestie di Satana (fonte: La Stampa)
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Mario Maccione è noto alla cronaca nera per essere il membro più giovane delle Bestie di Satana. Nel 1998 aveva solo 16 anni quando partecipò al duplice omicidio di Fabio Tollis e Chiara Marino. Definito come un ragazzo ribelle (come ogni adolescente) nasce a Milano nel 1980 in una famiglia apparentemente senza particolari problemi. La sua passione principale era la musica, aveva dimestichezza con la chitarra e all’età di 15 anni fondò il gruppo death metal chiamato Ferocity insieme a Fabio Tollis.

Nel 1995 si trasferì a Brugherio, dove conobbe Marco Zampollo e Pietro Guerrieri. Marco è molto intelligente, freddo, calcolatore. Pietro fa uso di droghe pesanti. I ragazzi iniziano a frequentare Milano ed estendono la loro cerchia di amici a Paolo Leoni, Nicola Sapone e Andrea Volpe. Paolo ha la passione per l’occultismo, le sedute spiritiche e il satanismo. Nicola è un tipo introverso, serio, a tratti inquietante. Andrea è un tossicodipendente che diventerà presto il leader del gruppo.

Le sedute spiritiche, iniziate per gioco e per noia, si trasformarono presto in esperienze deliranti grazie all’uso di droghe. Maccione era convinto di essere in grado di comunicare con gli spiriti e indusse gli altri a credere in questa sua abilità. Fu lui stesso inoltre a coniare il termine Bestie di Satana. Gli incontri prevedevano croci rovesciate, mix di acidi e mescalina e prove di coraggio folli e pericolose. In una di queste prove Mario arrivò a buttarsi dal ponte di Trezzo sull’Adda (rimanendo illeso).

Mario Maccione
Mario Maccione durante il suo intervento in One Podcast (fonte: Open)

La notte tra il 17 e 18 Gennaio 1998, nei boschi di Sommo Lombardo, Fabio Tollis e Chiara Marino vennero portati nei boschi con un pretesto. Lì vennero massacrati e sepolti e Mario ebbe parte attiva all’omicidio, colpendo più volte l’amico. La scomparsa dei due fidanzati fu attribuita ad una fuga romantica in Spagna, ma il padre di Tollis non credette mai a quella versione e cercò la verità fino a che gli “amici” del figlio non vennero arrestati. Non si sa quale sia il movente, anche se si sospetta che i due ragazzi fossero stati messi a tacere solo perchè volevano allontanarsi dal gruppo.

Oltre all’omicidio di Fabio e Chiara sono altri i crimini legati alle Bestie di Satana. Andrea Bontade, che faceva parte del gruppo, fu indotto al suicidio e si schiantò con un auto contro un muro ad alta velocità. Nel gennaio 2004 uccisero brutalmente Mariangela Pezzotta, ex fidanzata di Volpe. Fu proprio questo crimine a far scattare le indagini che portarono alla scoperta dei crimini precedenti (le morti per mano loro sembrerebbero essere circa 18). Negli anni si concluse che ciò che faceva da sfondo a questi ragazzi aveva ben poco a che vedere con la dottrina Satanica. Molto probabilmente era solo un mix d’improvvisazione, credenze distorte, un forte uso di droghe e una profonda povertà intellettuale.

Mario venne condannato a 19 anni e mezzo di reclusione, ma dopo 13 esce dal carcere grazie agli sconti di pena. Anni in cui sembra abbia affrontato un periodo di profonda difficoltà personale, segnato dalla lotta contro la depressione e l’astinenza. In carcere abbozza il libro L’inferno tra le mani, un libro autobiografico. Sono inclusi episodi inquietanti della sua infanzia e il momento in cui si avvicina ad un mondo oscuro popolato da divinità, demoni ed entità esoteriche. Descrive come lui e i suoi amici cadevano in trance sotto l’effetto di droghe, rivelando formule magiche, istruzioni oscure e premonizioni di morte in un delirio collettivo. Non manca la descrizione delle prove di coraggio, delle messe nere , delle orge e il racconto dell’uccisione di Fabio, Chiara e Mariangela, con tanto di pentimento e rimpianto.

La detenzione ha portato Maccione verso un percorso di auto-riflessione e di presa di coscienza della propria colpa. Si è disintossicato dalle droghe, ha combattuto e vinto con le proprie forze la depressione, ottenendo così una certa forza interiore e resilienza. Inoltre da questo periodo di sofferenza afferma che sia nato il desiderio di aiutare le persone che affrontano problemi simili. Il suo sportello d’aiuto e i suoi libri sono, per Maccione, la propria redenzione e un modo per dimostrare che forse il lupo, oltre al pelo, può perdere anche il vizio.

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