Il Giappone ha dichiarato ufficialmente un’epidemia di influenza a livello nazionale, un annuncio che ha acceso i riflettori su un fenomeno epidemiologico anomalo e preoccupante. Al 10 ottobre 2025, le autorità sanitarie giapponesi avevano registrato oltre seimila casi confermati di influenza, un numero insolito per questo periodo dell’anno che ha portato alla chiusura di più di cento scuole in tutto il Paese.
La stagione influenzale in Giappone inizia tradizionalmente tra fine novembre e inizio dicembre, ma quest’anno il virus ha cominciato a circolare con forza già a settembre, raggiungendo livelli epidemici con un anticipo di cinque settimane rispetto alla norma. Gli esperti sottolineano che un anticipo così marcato non era mai stato registrato in passato, trasformando questa epidemia in un caso di studio per comprendere le dinamiche di diffusione dei virus respiratori nell’era post-pandemica.
Tra i 287 pazienti ricoverati in ospedale per influenza nel mese di settembre, quasi la metà aveva 14 anni o meno, evidenziando come i bambini siano tra i più vulnerabili a questa ondata. La chiusura delle scuole rappresenta una misura drastica ma necessaria per contenere la trasmissione del virus in ambienti ad alta densità, dove il contagio si propaga con maggiore facilità.
Il principale responsabile di questa epidemia precoce sarebbe il ceppo di influenza A H3N2, lo stesso che negli ultimi due mesi ha causato un’impennata di casi in Australia e Nuova Zelanda durante la fine del loro inverno. L’H3N2 è noto per la sua capacità di eludere più efficacemente le difese immunitarie rispetto ad altri ceppi, rendendolo particolarmente contagioso e problematico per le categorie fragili della popolazione.
L’Australia ha registrato quest’anno una stagione influenzale eccezionalmente intensa, con un aumento del 70 per cento dei casi rispetto all’anno precedente. Questo ha messo sotto pressione ospedali e operatori sanitari, creando un precedente allarmante per i Paesi dell’emisfero settentrionale che si apprestano ad affrontare la stagione invernale.
Secondo Ian Barr, vicedirettore del Centro collaborativo per la ricerca e il riferimento sull’influenza dell’Organizzazione Mondiale della Sanità a Melbourne, sebbene negli ultimi anni il Giappone abbia registrato inizi anticipati della stagione influenzale, mai si erano osservati numeri da epidemia già a ottobre. Questo cambiamento rappresenta un segnale preoccupante che potrebbe anticipare scenari simili in altri Paesi.
Tra i fattori che contribuiscono a questo fenomeno anomalo vi è l’aumento significativo dei viaggi internazionali dopo la pandemia di Covid-19. Il grande flusso di persone dall’Australia verso il Giappone avrebbe facilitato la trasmissione del virus tra i due emisferi, accelerando la diffusione del ceppo H3N2. Le rotte di viaggio internazionali fungono da veri e propri corridoi epidemiologici, trasportando non solo persone ma anche agenti patogeni.

Il cambiamento climatico gioca anch’esso un ruolo cruciale, alterando i modelli stagionali tradizionali di diffusione delle infezioni respiratorie. Le temperature anomale e le variazioni nei pattern meteorologici creano condizioni favorevoli alla circolazione virale in periodi insoliti dell’anno.
Un altro elemento determinante è la scarsa esposizione recente al virus influenzale, conseguenza diretta delle misure anti-Covid adottate negli anni scorsi. L’uso prolungato di mascherine, il distanziamento sociale e le restrizioni agli spostamenti hanno limitato la circolazione dei virus influenzali, riducendo l’immunità naturale nella popolazione, specialmente tra bambini e anziani che non hanno avuto modo di sviluppare anticorpi attraverso esposizioni regolari.
L’epidemia giapponese non rappresenta un caso isolato nel panorama asiatico. La Malesia ha registrato una stagione influenzale altrettanto precoce e aggressiva, anch’essa dominata dal ceppo H3N2. Circa seimila studenti sono stati contagiati e numerose scuole hanno dovuto sospendere temporaneamente le lezioni. Il ministero della Salute malese ha riportato 97 focolai di influenza in tutto il Paese nell’ultima settimana monitorata, in netto aumento rispetto ai 14 della settimana precedente, con la maggior parte dei casi concentrati in scuole e asili.
Il direttore generale del ministero della Salute malese, Mohd Azam Ahmad, ha dichiarato che le autorità stanno applicando i protocolli sviluppati durante la pandemia di Covid-19, incoraggiando l’uso delle mascherine nelle scuole e la riduzione delle attività di gruppo numerose tra gli studenti, misure che si sono dimostrate efficaci nel contenere la trasmissione di virus respiratori.
Sebbene gli esperti ritengano improbabile che l’attuale epidemia in Giappone si trasformi in una pandemia globale, il rischio di diffusione verso altri Paesi che si stanno avvicinando all’inverno è concreto e tangibile. I Paesi dell’emisfero australe stanno entrando in stagioni più calde, che naturalmente riducono la diffusione del virus, ma le nazioni dell’emisfero settentrionale, compresa l’Europa, si trovano nella situazione opposta.
Per l’Italia, le previsioni sono tutt’altro che rassicuranti. Fabrizio Pregliasco, virologo e docente di Igiene Generale e Applicata dell’Università di Milano, ha avvertito che se lo scenario australiano dovesse replicarsi nel nostro Paese, i casi di influenza potrebbero raggiungere o superare i 15-16 milioni di contagi, numeri simili o superiori a quelli registrati nella stagione precedente, con rischi particolarmente elevati per le categorie fragili della popolazione.
Pregliasco ha ricordato che l’influenza in Italia miete ogni anno circa diecimila vittime, un dato che sottolinea la gravità di questa malattia troppo spesso sottovalutata. I primi virus sono attesi già nel mese di ottobre, con il picco previsto tra novembre e dicembre, quando l’ulteriore abbassamento delle temperature costringerà le persone a trascorrere più tempo in luoghi chiusi, ambienti dove la trasmissione del virus avviene con maggiore facilità.
L’ondata influenzale di quest’anno mostra un’ampiezza e una velocità di propagazione inedite, caratteristiche che potrebbero condizionare profondamente l’andamento della stagione influenzale nell’emisfero nord. Il ceppo H3N2 ha dimostrato di possedere una capacità di diffusione superiore, potenzialmente in grado di innescare epidemie significative nei Paesi asiatici ed europei durante i mesi invernali.
Gli esperti raccomandano fortemente la vaccinazione antinfluenzale, particolarmente per anziani, bambini, persone con patologie croniche e operatori sanitari. La vaccinazione rappresenta lo strumento più efficace per ridurre l’impatto dell’influenza, diminuendo il rischio di complicanze gravi e alleggerendo la pressione sui sistemi sanitari. Oltre alla vaccinazione, rimangono valide le misure igieniche di base come il lavaggio frequente delle mani, l’areazione degli ambienti chiusi e l’uso della mascherina in situazioni di particolare affollamento o per chi presenta sintomi respiratori.
La situazione in Giappone e Malesia offre un’anticipazione preziosa di ciò che potrebbe verificarsi in Europa nelle prossime settimane. Monitorare attentamente l’evoluzione dell’epidemia in Asia e prepararsi adeguatamente attraverso campagne vaccinali efficaci potrebbe fare la differenza tra una stagione influenzale gestibile e una crisi sanitaria che mette sotto stress ospedali e servizi di emergenza.