Non contano solo i risultati, conta anche essere i primi a dirlo. Siamo a un momento chiave della delicata situazione di Gaza. Israele e Hamas hanno raggiunto l’accordo sulla “prima fase” del piano per sospendere i combattimenti. Hamas rilascerà almeno i 20 ostaggi ancora vivi nel weekend, mentre Israele ritirerà le truppe. Lo storico accordo è stato annunciato da Donald Trump in maniera del tutto peculiare. Immortalato dal fotoreporter di Associated Press, Evan Vucci. Durante l’incontro dedicato al tema Antifa, il segretario di Stato Marco Rubio ha interrotto il presidente, gli si è avvicinato e gli ha sussurrato qualcosa nell’orecchio, passandogli un foglio di carta.

La fotografia scattata in quel preciso istante ha rivelato il contenuto del messaggio, destinato a rimanere privato ma divenuto invece testimonianza di un momento cruciale della diplomazia internazionale. Sul foglio erano scritte poche parole essenziali: “Very close” (Molto vicino), seguite da una richiesta urgente: “Abbiamo bisogno che approvi un post sul social Truth appena possibile, in modo da poter annunciare l’accordo per primo”.
Quella nota scritta a mano conteneva l’informazione che Israele e Hamas erano sul punto di firmare un accordo di pace, e l’amministrazione americana voleva essere la prima a darne l’annuncio. La tempistica era cruciale: in diplomazia internazionale, chi comunica per primo una notizia di tale portata acquisisce un vantaggio strategico e si posiziona come protagonista del processo di pace.
Due ore dopo quell’interruzione, Trump ha pubblicato il tanto atteso post su Truth Social, il suo social network. Il messaggio trasudava orgoglio presidenziale:
“Sono molto orgoglioso di annunciare che Israele e Hamas hanno firmato entrambi la prima Fase del nostro Accordo di Pace. Questo significa che TUTTI gli ostaggi saranno rilasciati molto presto e che Israele ritirerà i suoi soldati sulla linea stabilita come d’accordo, come primi passi verso una Pace Forte, Duratura ed Eterna“.
Nel suo annuncio, Trump ha toccato i due temi centrali su cui i negoziatori hanno lavorato intensamente in Egitto durante tutta la settimana: il rilascio degli ostaggi israeliani detenuti da Hamas e il ritiro dei militari israeliani da alcune zone della Striscia di Gaza. Il presidente ha ringraziato esplicitamente i mediatori di Qatar, Egitto e Turchia, definendo l’evento “”senza precedenti”” e concludendo con un’invocazione biblica: “”Siano benedetti i mediatori di pace””.
Tuttavia, il messaggio presidenziale ha sorvolato su alcuni nodi ancora irrisolti della complessa situazione mediorientale. Questioni cruciali come il disarmo di Hamas e il futuro assetto di governo della Striscia di Gaza non sono state menzionate, lasciando intendere che verranno affrontate nelle fasi successive dell’accordo. Trump ha definito questi risultati come “i primi passi” verso una pace più ampia, suggerendo un processo graduale piuttosto che una risoluzione immediata di tutti i conflitti.
L’inviato speciale per il Medio Oriente Steve Witkoff, figura chiave nelle trattative, si trovava al Cairo insieme a Jared Kushner, genero del presidente, proprio nel momento della firma. Una fotografia li ritrae in una stretta di mano che suggella simbolicamente l’intesa raggiunta, documentando visivamente un momento che potrebbe segnare una svolta nella storia del conflitto israelo-palestinese.
L’entusiasmo di Trump per questo risultato diplomatico è tale che, poche ore prima della pubblicazione del post, il presidente ha dichiarato di essere pronto a recarsi personalmente in Medio Oriente già nel weekend, tra sabato sera e domenica, per celebrare quello che potrebbe configurarsi come il maggiore successo in politica estera della sua presidenza.