Non fatevi trarre in inganno. Il nuovo libro di Roberto Saviano, Noi due ci apparteniamo, non è un romanzo d’amore. Non in senso diretto almeno. E lo si capisce dal significato del titolo, che è una frase Laura Bonafede scrisse in una lettera al compagno, Matteo Messina Denaro. Parole romantiche, vero, che però servono allo scrittore napoletano per parlare di sesso e relazioni all’interno delle comunità malavitose. Il volume allora, pubblicato da Fuori Scena lo scorso 16 aprile, racchiude in 270 pagine le storie di alcuni importanti esponenti della criminalità organizzata. Per capire quanto valgano i sentimenti in ambiti così specifici.
Saviano parla di due regine del narcotraffico che si innamorano, Sabrina Duran Montero e Antonella Marchant. Di un killer della ‘ndrangheta che fa coming out e va a vivere col suo compagno. Anche di Paolo Di Lauro, fondatore dell’omonimo clan camorristico e della sua ricerca della ragazza che lo lasciò. E naturalmente, del boss dei boss, Matteo Messina Denaro e delle sue numerose amanti. Ma non si ferma qui e prova a tracciare una mappa amorosa della criminalità raccontando di mogli e amanti, fidanzate, figlie. C’è persino un uomo, Lou, che non avendo più soldi si gioca la compagna a poker.
Dice Saviano in un’intervista a Quotidiano Nazionale: “L’amore diventa un pericolo, perché non può subire nessuna forma di costrizione o di codice. Quando arriva l’amore c’è sempre un pegno da pagare. Perché l’amore, tra l’altro, pretende felicità e la vita dentro alla dinamica di potere, criminale o legittimo, è sempre infelice. Il potere è sempre responsabilità e sofferenza. E non è mai innocenza“.
Dunque, amare e vivere in un’organizzazione criminale è un ossimoro terribile. Perché l’amore è una forza che neutralizza violenza e morte. Continua ancora Roberto Saviano: “L’uomo innamorato vuole vivere, vuole consumare la sua passione. Il capo invece è colui che non ha paura di morire, che è disposto a morire per il potere. Le femmine – dicono i camorristi – ti fanno odiare la morte. L’amore quindi indebolisce la figura del capo“.
A proposito di amore, questo sì vero e duraturo, Saviano ha dedicato il libro a Michela Murgia, la scrittrice, scomparsa il 10 agosto del 2023, che lui ha accudito fino alla fine.
A Michela,
perché tutte queste storie le ho raccontate per la prima volta a lei intorno al tavolo del Cambio, in fondo, nell’angolo a sinistra. Perché siamo ancora intorno a quel tavolo.