Un siparietto inatteso ha animato il vertice internazionale di Sharm el-Sheikh, dove i leader mondiali si erano riuniti per la firma dello storico accordo di pace che ha posto fine al conflitto a Gaza. Protagonisti assoluti: il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e la premier italiana Giorgia Meloni, al centro di un momento che ha fatto discutere per il suo mix di diplomazia, ironia e provocazione.
Durante la giornata del 13 ottobre 2025, Trump ha riservato alla leader italiana non uno, ma ben due elogi pubblici. Il primo è avvenuto durante il formale momento delle strette di mano con i capi di stato presenti, il secondo durante la conferenza stampa che ha seguito la firma dell’intesa mediorientale. Ed è proprio in quest’ultima occasione che il presidente americano ha dato vita a una performance che ha catturato l’attenzione internazionale.
“Abbiamo qui una giovane donna”, ha esordito Trump davanti alle telecamere e ai rappresentanti della stampa mondiale. Poi, con una pausa teatrale che anticipava la provocazione, ha aggiunto: “Una giovane donna che è… Non mi sarebbe permesso dirlo negli Stati Uniti, di solito. Se negli Stati Uniti usi la parola ‘bella’ per descrivere una donna, è la fine della tua carriera politica”.
Il riferimento implicito al movimento Me Too e alla sensibilità americana sui complimenti basati sull’aspetto fisico era chiaro. Ma Trump, fedele al suo stile, ha deciso di sfidare apertamente le convenzioni che dominano il dibattito pubblico statunitense. “Ma correrò il rischio”, ha dichiarato, cercando con lo sguardo Meloni tra i presenti. “Dov’è? Eccola lì. Non ti dispiace essere definita bella, vero? Perché lo sei”.
La premier italiana ha assistito alla scena, mentre Trump concludeva: “Grazie mille per essere venuta. Lo apprezzo molto”. Subito dopo, il presidente americano ha aggiunto considerazioni più tradizionalmente diplomatiche, definendo Meloni “una leader incredibile e molto rispettata”, parole che hanno bilanciato il tono del complimento precedente con un riconoscimento professionale.
L’episodio si inserisce in una giornata già ricca di momenti particolari per la premier italiana. Durante lo stesso vertice, il presidente turco Erdoğan aveva scherzato con Meloni dicendole: “Stai alla grande, ma devo farti smettere di fumare“, un altro fuori programma che ha evidenziato i rapporti informali tra i leader presenti a Sharm el-Sheikh.

Ma l’attenzione di Trump verso Meloni non si è limitata al summit egiziano. Il presidente americano è tornato sul tema attraverso il suo social network Truth, dove ha sponsorizzato l’edizione americana dell’autobiografia della premier, intitolata I am Giorgia: My roots, my principles. Nel post, Trump ha scritto: “Giorgia Meloni, la GRANDE premier italiana, ha scritto un nuovo libro. Giorgia sta facendo un lavoro incredibile per le meravigliose persone italiane”.
Il libro, pubblicato dalla casa editrice Skyhorse Publishing – la stessa che ha curato l’autobiografia di Melania Trump – presenta una particolarità significativa: la prefazione è firmata da Donald Trump Jr., figlio maggiore del presidente. Nella sua introduzione, Trump Jr. descrive Meloni come la politica che “ha sfidato l’élite globalista, ha difeso il suo paese e ha portato al suo incarico un coraggio e una chiarezza che la maggior parte dei cosiddetti leader potevano solo sognare”.
La copertina dell’edizione americana dedica ampio spazio al nome dei Trump: oltre all’autrice Giorgia Meloni, campeggia il nome di Donald Trump Jr. come prefatore, mentre un bollino riporta un commento del presidente: “Meloni è una leader FANTASTICA”. Sul social Truth, Trump ha invitato i suoi follower ad acquistare una copia, definendo la premier italiana “un’ispirazione per tutti” e lodando il suo “percorso di Fede, Famiglia e Amore per la patria”.
L’episodio di Sharm el-Sheikh ha sollevato riflessioni contrastanti. Da un lato, Trump ha deliberatamente messo in scena una critica ironica alle regole del dibattito pubblico americano, dove i commenti sull’aspetto fisico di figure pubbliche femminili sono considerati inappropriati e potenzialmente dannosi per la carriera di chi li pronuncia. La sua ammissione – “è la fine della tua carriera politica” – rappresenta un riconoscimento esplicito di questa sensibilità culturale, anche se accompagnato dalla decisione di ignorarla.
Dall’altro lato, il contesto diplomatico in cui si è svolto il siparietto ha amplificato la portata del gesto, trasformando un momento che avrebbe potuto rimanere marginale in un episodio simbolico del rapporto tra i due leader e, più in generale, tra Stati Uniti e Italia nell’era Trump.
Il vertice di Sharm el-Sheikh rappresenta un’occasione storica: la firma di un accordo che poneva fine a un conflitto durato anni nella Striscia di Gaza. Trump stesso ha rivendicato il successo diplomatico, definendolo “il mio più grande successo” e arrivando a dichiarare, con la consueta enfasi, di meritare il premio Nobel per la pace. In questo contesto solenne, i momenti informali tra i leader – dalle battute di Erdogan ai complimenti di Trump – hanno offerto uno spaccato delle dinamiche personali che accompagnano la grande diplomazia internazionale.