Con l’arrivo dell’autunno e l’abbassamento delle temperature, torna puntuale il tema dell’accensione dei riscaldamenti domestici in Italia. Per la stagione 2025-2026, la normativa vigente conferma la suddivisione del territorio nazionale in sei zone climatiche distinte, ognuna con date, orari e regole specifiche per l’utilizzo degli impianti termici. Il calendario parte da oggi 15 ottobre nelle città più fredde del Nord, per arrivare fino al 1° dicembre nelle località più miti del Sud, con differenze significative anche nelle ore giornaliere consentite e nelle temperature massime ammesse.
A regolare l’accensione dei termosifoni centralizzati è il Decreto del Presidente della Repubblica n. 74 del 16 aprile 2013, integrato dal DPR 412/1993, che stabilisce non solo le date di accensione e spegnimento, ma anche il numero massimo di ore giornaliere di funzionamento e le temperature massime consentite negli ambienti. Questa suddivisione territoriale ha l’obiettivo di contenere i consumi energetici e ridurre le emissioni, seguendo le direttive dell’Unione Europea in materia di efficienza energetica.
L’Italia viene divisa in sei zone climatiche identificate con lettere dalla A alla F, in base a un parametro tecnico chiamato “gradi-giorno”. Si tratta della differenza positiva tra la temperatura dell’ambiente interno, fissata dalla normativa a 20°C con 2°C di tolleranza, e la temperatura media esterna giornaliera. Più è elevato questo valore, più rigido sarà il clima in quell’area e, di conseguenza, prima sarà possibile accendere i riscaldamenti. I dati vengono raccolti ogni giorno dell’anno per determinare con precisione la classificazione di ogni Comune italiano.
Ecco il risultato di tale classificazione:
- La zona A, la più calda, comprende solo tre località: Lampedusa, Linosa e Porto Empedocle.
- La zona B include le province siciliane come Agrigento, Palermo, Catania, oltre a Crotone e Reggio Calabria.
- La zona C interessa città come Napoli, Salerno, Cagliari e Taranto.
- La zona D raggruppa le principali città del Centro Italia, tra cui Roma, Firenze, Genova e Pescara,.
- La zona E è quella più popolosa, con circa 4.000 comuni coinvolti e quasi tutte le grandi città del Nord Italia: Milano, Torino, Bologna, Venezia e molte altre.
- La zona F comprende le aree più fredde d’Italia, come Belluno, Cuneo, Trento, Livigno e Bormio, dove non esistono limitazioni di sorta per l’accensione degli impianti termici.

Il calendario per la stagione termica 2025-2026 prevede che i riscaldamenti possano essere accesi:
- Nella zona A dal 1° dicembre al 15 marzo, per un massimo di 6 ore giornaliere.
- Nella zona B dal 1° dicembre al 31 marzo, con 8 ore massime al giorno.
- Nella zona C dal 15 novembre al 31 marzo, fino a 10 ore giornaliere.
- Nella zona D dal 1° novembre al 15 aprile, per un massimo di 12 ore al giorno.
- Nella zona E dal 15 ottobre al 15 aprile, con un massimo di 14 ore giornaliere. Milano, in particolare, ha confermato anche per quest’anno misure più restrittive: il Comune ha stabilito un limite di 13 ore al giorno, tra le 5:00 e le 23:00, e una temperatura massima di 19°C per gli edifici residenziali, con tolleranza di 2°C, quindi un grado in meno rispetto ai 20°C previsti dal decreto nazionale. Per gli edifici industriali e artigianali il limite scende addirittura a 18°C, sempre con la stessa tolleranza.
- Nella zona F non esistono limitazioni temporali né di durata giornaliera: i riscaldamenti possono restare accesi tutto l’anno, senza vincoli, vista la severità del clima in queste aree. Questa è l’unica zona completamente deregolamentata, proprio per le condizioni climatiche particolarmente rigide che caratterizzano questi territori per gran parte dell’anno.
I sindaci hanno comunque la facoltà di derogare le norme del decreto in casi particolari. Se si verificano periodi di freddo intenso in anticipo rispetto alle date stabilite, i Comuni possono autorizzare l’accensione anticipata del riscaldamento. Allo stesso modo, in caso di temperature particolarmente miti, è possibile ritardare l’accensione o anticipare lo spegnimento. Queste deroghe vengono emesse tramite ordinanze comunali specifiche e variano di anno in anno in base alle condizioni meteorologiche effettive.
Le limitazioni non si applicano a strutture sensibili come ospedali, cliniche, case di riposo, case di cura, asili nido e scuole dell’infanzia, che possono derogare ai limiti standard per esigenze sanitarie, terapeutiche o educative. In questi casi la temperatura può essere regolata secondo necessità specifiche, senza vincoli normativi, garantendo il comfort e la sicurezza delle persone più vulnerabili.
Il mancato rispetto delle normative sul riscaldamento può comportare sanzioni significative. Le multe previste vanno da un minimo di 500 euro a un massimo di 3.000 euro, come stabilito dalle direttive europee recepite dalla normativa italiana. Inoltre possono esserci ulteriori sanzioni condominiali o locali per chi non rispetta le regole interne del proprio stabile, con multe che possono arrivare fino a 800 euro in caso di recidiva. I controlli vengono effettuati sia dalle autorità comunali che dagli amministratori di condominio.
Un’importante eccezione riguarda le pompe di calore e gli impianti alimentati da energie rinnovabili. Questi sistemi non sono soggetti ai limiti di accensione previsti per gli impianti tradizionali, proprio perché garantiscono un minor impatto ambientale e consumi energetici più efficienti. Chi utilizza pompe di calore può quindi gestire il riscaldamento domestico senza vincoli temporali, anche al di fuori dei periodi stabiliti dalla normativa per la propria zona climatica.
Per ottimizzare l’efficienza energetica e ridurre i costi in bolletta, gli esperti consigliano di effettuare una manutenzione periodica degli impianti, eliminando l’aria presente nei radiatori che impedisce la corretta circolazione dell’acqua calda. L’installazione di valvole termostatiche permette di regolare la temperatura stanza per stanza, evitando sprechi nelle zone meno utilizzate della casa. Anche piccoli accorgimenti, come chiudere gli scuri durante la notte o evitare di coprire i termosifoni con tende o mobili, possono fare la differenza sul consumo complessivo.
Mantenere una temperatura interna intorno ai 19-20°C, non solo rispetta i limiti di legge ma rappresenta anche la scelta più salubre per l’organismo: temperature eccessive negli ambienti chiusi possono infatti causare problemi respiratori, secchezza delle mucose e favorire la proliferazione di acari e batteri. Un ambiente troppo caldo, inoltre, aumenta lo sbalzo termico con l’esterno, rendendo più facile incorrere in malanni stagionali.