Un giorno prima del ritorno a scuola, Paolo, un ragazzino di soli 14 anni di Latina, si è tolto la vita nella sua cameretta. Un gesto estremo che ha scosso la comunità e aperto un’inchiesta della Procura di Cassino per istigazione al suicidio. Il ministro dell’Istruzione Valditara ha disposto, infatti, due ispezioni nelle scuole frequentate da Paolo, medie e superiori, dopo la lettera di denuncia del fratello maggiore, Ivan Roberto, indirizzata anche al premier. Inoltre il ministro ha chiamato il padre del ragazzo e gli ha espresso direttamente solidarietà e vicinanza.
Quella di Paolo, dunque, sembra proprio essere l’ennesima tragedia che trova nel bullismo la parola chiave. I compagni, infatti, lo chiamavano Nino D’Angelo e Paoletta per il suo caschetto biondo, prendendolo in giro. Il padre, Giuseppe, racconta che Paolo ripeteva spesso la sua insofferenza nel dover tornare a scuola. Un segnale d’allarme che, purtroppo, non è bastato a prevenire l’irreparabile. La famiglia aveva già presentato denunce e segnalazioni per episodi di bullismo subiti da Paolo in passato.
Già in quinta elementare avevamo denunciato ai carabinieri un episodio di bullismo. Un bambino si presentò con un coltello in classe minacciando Paolo, e una maestra, invece di intervenire, incitava gli alunni alla rissa.

Questo è quanto racconta oggi il padre in relazione a quell’evento e ad una denuncia archiviata. Anche alle scuole medie i problemi sono continuati, tanto che la famiglia ha deciso di cambiare istituto ma non è servito a scongiurare un epilogo drammatico. I carabinieri, ad oggi, hanno sequestrato cellulari e consolle per i videogiochi di Paolo e dei suoi compagni. Si cerca di capire se il giorno prima del suicidio Paolo abbia scritto ai compagni “conservatemi un posto in prima fila“, come riportato da alcune fonti. Il fratello Ivan, però, chiede giustizia a gran voce con queste parole:
Paolo ha deciso di togliersi la vita a seguito di ripetuti episodi di bullismo. Nonostante le segnalazioni e le denunce, nessun intervento concreto è stato posto in essere.
Il ragazzo, inoltre ricorda altri che hanno trovato la morte per le stesse ragioni, sottolineando come ogni episodio rimasto senza risposta sia un fallimento per le famiglie e per la società. Impossibile non pensare a Andrea Spezzacatena, il ragazzino, vittima di bullismo omofobico, che si tolse la vita nel 2012 e la cui storia ha ispirato il film Il ragazzo dai pantaloni rosa.