In Alabama di terrà la prima esecuzione capitale attraverso inalazione di azoto puro cui verrà sottoposto Kenneth Eugene Smith, in carcere dal 1998. Si tratta di una condanna da effettuare attraverso l’inalazione forzata di un elemento presente nell’aria che respiriamo ma che, in assenza di ossigeno, può causare la perdita di conoscenza con successiva morte.
Dal punto di vista strettamente tecnico il detenuto sarà immobilizzato su di una barella e, successivamente, gli verrà fatta indossare una maschera per coprire naso e bocca. A quel punto si spingerà a forza l’azoto all’interno dei suoi polmoni. Una pratica che ha sollevato più di un’obiezione per vari ed evidenti motivi.
Angie Setzer, l’avvocata dell’organizzazione non governativa Equal justice initiative, che si occupa dei diritti dei detenuti, ha riferito che l’Alabama non è nella posizione di “sperimentare un metodo completamente non provato e inutilizzato”. Kenneth Eugene Smith, infatti, verrebbe utilizzato come “cavia”, visto che nessuno è in grado di prevedere gli effetti di questo metodo e l’assenza di sofferenza fisica.
Secondo quanto riportato dal New York Times, infatti, l’esecuzione potrebbe fallire. In quel caso l’uomo morirebbe per soffocamento o sopravviverebbe riportando dei gravi danni celebrali. A questo si aggiunge anche la possibilità di conseguenze per le persone presenti all’esecuzione.
La storia di Smith, poi, sta sollevando negli Stati Uniti una grande indignazione. L’uomo, infatti, era stato condannato all’ergastolo per un assassinio su commissione. Successivamente, però, il giudice ha deciso per la pena capitale. Una condanna che doveva essere eseguita attraverso iniezione letale ma che è fallita. Il giorno della sua esecuzione, infatti, è stato impossibile inserire l’ago in vena dopo oltre un’ora di tentativi. Un segno, questo, che forse avrebbe dovuto far riflettere sulla crudeltà del gesto e sulla possibilità di sospendere completamente l’esecuzione.