Pene amputato ad un paziente, ad Arezzo, ma per un tragico caso di malasanità. Il delicato intervento chirurgico, che risale al 2018, era stato predisposto per la presenza di un tumore che invece è stato evidenziato non ci fosse. Il caso di malasanità è passato nelle mani degli inquirenti.
L’uomo, classe 1954 della Valtiberina, fu operato il 13 novembre del 2018 da un medico trentenne che lo aveva visitato un mese prima. Si parlava di una patologia tumorale al pene che poi è stata puntualmente smentita da esami istologici sui tessuti prelevati, arrivati con un certo ritardo, secondo quanto sostenuto dai legali del paziente.
Il paziente ha deciso di ricorrere alla giustizia accusando il medico di lesioni gravissime e richiedendo un risarcimento economico che potrebbe ammontare attorno ai 100mila euro che corrispondono solo al danno biologico. L’udienza preliminare è fissata per il 9 marzo quando il giudice del tribunale di Arezzo, Claudio Lara, analizzerà il caso sanitario che oggi è oggetto di un fascicolo giudiziario. Il Corriere della Sera ha evidenziato come i problemi del 69enne fossero dovute a una molto più banale malattia venerea che si sarebbe potuta curare con dei semplici antibiotici.
Per il caso del pene amputato per errore è stato interpellato il Pm Laura Taddei che si è trovata di fronte a una consulenza medico legale dai risultati contrastanti specificando che i risultati dell’esame istologico hanno un margine di errore del 20% e che quindi non è stato necessariamente un errore medico. Sulla base di tali riflessioni il Pm ha richiesto l’archiviazione trovando la risposta pronta però della difesa.