La Groenlandia è tornata sotto i riflettori dopo che Donald Trump ha ribadito il suo interesse per l’acquisizione dell’isola, definendola “una necessità assoluta” per la sicurezza e l’economia degli Stati Uniti. Durante una conferenza stampa nelle ultime ore, Trump non ha escluso l’uso di coercizione militare o economica per ottenere il controllo del territorio. Ma perché questo immenso pezzo di terra ghiacciata è così desiderabile per gli Stati Uniti?
La Groenlandia è la più grande isola del mondo, abitata da circa 56.000 persone, e gode di un’autonomia dalla Danimarca pur rimanendo sotto la sua sfera di influenza. La sua posizione geografica è strategica: si trova tra gli Stati Uniti e l’Europa, con la capitale Nuuk più vicina a New York che a Copenaghen. Il territorio ospita la base spaziale di Pituffik, il più settentrionale avamposto militare americano, cruciale per la difesa missilistica e la sorveglianza.
L’isola è ricca di risorse naturali, tra cui petrolio, gas e terre rare, essenziali per la produzione di tecnologie verdi e armamenti militari. Attualmente, la Cina domina la produzione mondiale di terre rare, e la Groenlandia rappresenta un’opportunità per gli Stati Uniti di ridurre la loro dipendenza da Pechino. Il cambiamento climatico sta accelerando lo scioglimento dei ghiacci, rendendo queste risorse potenzialmente più accessibili e aprendo nuove rotte marittime nell’Artico, sebbene pericolose.
Trump non è il primo presidente americano a considerare l’acquisto della Groenlandia. Già nel 1867, sotto Andrew Johnson, e nel 1946, con Harry Truman, furono avanzate offerte per il territorio, ma entrambe furono respinte. La Groenlandia ha però mantenuto la sua importanza strategica per gli Stati Uniti attraverso accordi di difesa, come quello del 1951 che garantì la presenza della base a Pituffik.
Il governo groenlandese e quello danese si oppongono fermamente all’idea di vendita. “Non siamo in vendita e non lo saremo mai“, ha dichiarato Múte Egede, Primo Ministro della Groenlandia, sottolineando il desiderio del popolo groenlandese di perseguire l’indipendenza dalla Danimarca. Tuttavia, l’economia dell’isola dipende ancora fortemente dai sussidi danesi, pari a circa 500 milioni di dollari l’anno, ostacolando i piani di autonomia.
La Danimarca, nel frattempo, ha intensificato i suoi investimenti militari nella regione e ha ridisegnato lo stemma reale per evidenziare il simbolo dell’orso polare, rappresentativo della Groenlandia. Questo gesto è stato interpretato come una mossa per rafforzare il legame tra la Danimarca e il suo territorio autonomo.
Può davvero succedere che gli USA annettano la Groenlandia? Alcuni esperti suggeriscono che gli Stati Uniti potrebbero proporre un’associazione speciale, simile a quella con le Isole Marshall, che garantirebbe alla Groenlandia sovranità e supporto finanziario in cambio di concessioni strategiche. Tuttavia, molti restano scettici sulla fattibilità di tale accordo, date le tensioni storiche tra le popolazioni indigene e il governo americano.