L’Accademia reale svedese delle scienze ha annunciato i vincitori del Premio Nobel per l’economia, concludendo così la consegna degli ambiti riconoscimenti per quest’anno. Il prestigioso premio è stato assegnato a tre studiosi che hanno rivoluzionato la comprensione dei meccanismi alla base della crescita economica moderna: l’israeliano Joel Mokyr della Northwestern University, il francese Philippe Aghion del Collège de France e della London School of Economics, e il canadese Peter Howitt della Brown University.
La motivazione ufficiale riconosce ai tre economisti il merito di aver spiegato la crescita economica guidata dall’innovazione. In particolare, Joel Mokyr è stato premiato per aver identificato i prerequisiti per una crescita sostenibile attraverso il progresso tecnologico, mentre Philippe Aghion e Peter Howitt hanno ricevuto il riconoscimento congiuntamente per la teoria della crescita sostenibile attraverso la distruzione creativa. Il premio, del valore di 11 milioni di corone svedesi (circa 1,2 milioni di dollari), viene diviso equamente: metà a Mokyr e metà condivisa tra Aghion e Howitt.
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The Royal Swedish Academy of Sciences has decided to award the 2025 Sveriges Riksbank Prize in Economic Sciences in Memory of Alfred Nobel to Joel Mokyr, Philippe Aghion and Peter Howitt “for having explained innovation-driven economic growth” with one half to Mokyr… pic.twitter.com/ZRKq0Nz4g7— The Nobel Prize (@NobelPrize) October 13, 2025
Il Nobel per l’economia rappresenta un riconoscimento particolare nel panorama dei premi Nobel. A differenza degli altri, non era previsto nel testamento originale di Alfred Nobel ed è stato istituito nel 1968 dalla Sveriges Riksbank, la banca centrale svedese, in occasione del suo trecentesimo anniversario. Proprio per questa origine diversa, viene tradizionalmente consegnato per ultimo, chiudendo la stagione dei Nobel.
Joel Mokyr, nato a Leida nel 1946 e cresciuto a Haifa dopo la Seconda Guerra Mondiale, è considerato uno dei massimi interpreti della storia economica moderna. Dopo la laurea in economia e storia all’Università Ebraica di Gerusalemme e il dottorato a Yale nel 1974, ha dedicato la sua carriera accademica a comprendere i meccanismi che hanno reso possibile la Rivoluzione industriale e il progresso tecnologico occidentale. Le sue opere fondamentali, tra cui “The Lever of Riches”, “The Gifts of Athena” e “A Culture of Growth”, sostengono una tesi rivoluzionaria: lo sviluppo economico non dipende solo da istituzioni e risorse materiali, ma anche da idee, cultura e valori condivisi.
Secondo Mokyr, l’Europa moderna crebbe perché promosse una cultura della curiosità scientifica e della sperimentazione, alimentata da una rete di scambi intellettuali e dalla frammentazione politica che favoriva la libertà di pensiero. Il suo contributo ha ridefinito la storia economica come disciplina interdisciplinare, capace di unire analisi economica, storia e cultura. La lezione centrale del suo lavoro è chiara: il motore del progresso è la conoscenza, quando una società decide di credere nel potere delle idee.
Philippe Aghion, nato a Parigi nel 1956, rappresenta invece la voce contemporanea della teoria della crescita endogena. Dopo gli studi all’École Normale Supérieure e un dottorato ad Harvard, ha insegnato nelle più prestigiose università del mondo, dal Collège de France alla London School of Economics, da Harvard a Oxford. I suoi lavori hanno rivoluzionato la comprensione di come il dinamismo economico nasca dall’interazione tra imprenditorialità, competizione e politiche pubbliche che favoriscono la ricerca e l’adattamento tecnologico.
Insieme a Peter Howitt, Aghion ha sviluppato un modello che descrive la crescita come un processo di innovazione continua, in cui nuove imprese e tecnologie soppiantano le vecchie, generando al tempo stesso prosperità e disuguaglianze. Questa visione della “”distruzione creativa”” spiega come il capitalismo moderno funzioni attraverso cicli incessanti di rinnovamento: ogni innovazione porta benefici, ma al prezzo di rendere obsolete le tecnologie precedenti e i settori che su di esse si basavano.
Peter Howitt, nato a Toronto nel 1946, completa il trio con un approccio rigoroso e innovativo alla macroeconomia. Dopo la laurea all’Università di British Columbia e il dottorato alla Northwestern University nel 1973, ha insegnato in diverse università canadesi prima di approdare alla Brown University, dove è oggi professore emerito. La sua carriera è caratterizzata da un’attenzione costante al legame tra teoria economica e realtà empirica.
Il celebre modello Aghion-Howitt del 1992 ha formalizzato un meccanismo di crescita basato sull’innovazione continua: ogni nuova tecnologia sostituisce la precedente, migliorando la produttività ma anche generando instabilità e transizioni dolorose per chi resta ancorato ai vecchi sistemi. Questa visione ha ridefinito la comprensione del capitalismo moderno, ponendo l’enfasi sul ruolo cruciale degli imprenditori, della conoscenza e delle politiche pubbliche nel facilitare o ostacolare il progresso.
Membro della Royal Society of Canada, Howitt ha contribuito anche al dibattito su temi come inflazione, mercato del lavoro e istituzioni economiche. Il suo lavoro ha mostrato che la crescita non è un equilibrio statico, ma un processo incessante di trasformazione, in cui la capacità di adattarsi al nuovo diventa la chiave del progresso.