Il presidente dello Stato di Palestina Mahmoud Abbas ha scelto di iniziare la sua visita ufficiale a Roma, ieri, con un gesto dal forte valore simbolico: un momento di raccoglimento sulla tomba di Papa Francesco nella Basilica di Santa Maria Maggiore. L’omaggio floreale deposto dal leader palestinese ha preceduto l’udienza con Papa Leone XIV prevista per oggi.
Accompagnato da padre Ibrahim Faltas, già vicario della Custodia di Terra Santa, e dal proprio seguito, Abu Mazen ha trascorso un quarto d’ora all’interno della Basilica papale, protetto da imponenti misure di sicurezza. Sul sepolcro in marmo con la scritta Franciscus, il presidente ha deposto personalmente un omaggio floreale, in segno di profonda gratitudine verso il pontefice argentino.
All’uscita dalla Basilica, Abbas ha rilasciato una dichiarazione spontanea ai giornalisti presenti sul sagrato: “Sono venuto da Papa Francesco perché non posso dimenticare cosa ha fatto per la Palestina e per il popolo palestinese e non posso dimenticare che lui ha riconosciuto la Palestina senza che nessuno abbia dovuto chiedergli di farlo”. Le parole del leader palestinese sottolineano il legame speciale costruito negli anni con Francesco, culminato nel riconoscimento formale dello Stato di Palestina da parte della Santa Sede.
Il rapporto tra Abbas e Papa Francesco affonda le radici in un evento storico risalente a undici anni fa, quando il presidente palestinese partecipò a uno straordinario momento di preghiera nei Giardini Vaticani insieme al pontefice e all’allora presidente israeliano Shimon Peres. In quell’occasione venne piantato un ulivo, simbolo di pace, alla presenza anche del patriarca ortodosso Bartolomeo I. Francesco aveva commemorato il decennale di quell’incontro nello stesso luogo il 7 giugno 2024.
Nel corso degli anni, Abbas ha incontrato Papa Francesco in numerose occasioni, intensificando i contatti soprattutto dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 e i conseguenti bombardamenti israeliani su Gaza. Le assidue telefonate tra i due leader hanno caratterizzato i mesi più difficili del conflitto. L’ultima udienza tra il presidente palestinese e Francesco si era svolta il 12 dicembre 2024, durante la quale era stata ribadita l’urgenza di soccorrere la gravissima situazione umanitaria a Gaza e l’importanza di raggiungere la soluzione per i due Stati solo attraverso il dialogo e la diplomazia.
Oggi, invece, l’atteso incontro con Papa Leone XIV, che arriva a quasi un mese dall’entrata in vigore dell’Accordo di tregua nella Striscia di Gaza. Con il nuovo pontefice, Abbas aveva già avuto un colloquio telefonico il 21 luglio precedente, incentrato sugli sviluppi nel conflitto a Gaza e sulle violenze in Cisgiordania. In quella conversazione, Leone XIV aveva rinnovato l’appello al pieno rispetto del diritto internazionale umanitario, sottolineando l’obbligo di proteggere i civili e i luoghi sacri e il divieto dell’uso indiscriminato della forza e del trasferimento forzato della popolazione.
Durante lo stesso colloquio telefonico, il Papa aveva ricordato la ricorrenza del decimo anniversario dell’Accordo globale tra la Santa Sede e lo Stato di Palestina, firmato il 26 giugno 2015 ed entrato in vigore il 2 gennaio 2016. Questo trattato rappresenta la formalizzazione del riconoscimento diplomatico della Palestina da parte del Vaticano, una decisione che Abbas ha più volte definito storica e coraggiosa.
Nell’udienza con Leone XIV, il presidente palestinese ha ascoltato un chiaro appello del pontefice affinché si raggiunga finalmente una soluzione a due Stati e si scriva la parola fine alla guerra che sta devastando la regione. La posizione della Santa Sede rimane ferma nel sostenere la convivenza pacifica tra israeliani e palestinesi attraverso il dialogo diplomatico, rifiutando ogni soluzione militare al conflitto.
La situazione sul campo resta tuttavia estremamente fragile.



