Salvatore Parolisi oggi, l’asassino di Melania Rea è ancora in carcere, dove ha continuato la sua vita intraprendendo studi come perito agrario e avviando gli studi in Giurisprudenza. Nonostante la condanna a 20 anni per l’omicidio della moglie, avvenuto nel 2011, ha ottenuto alcuni permessi premio e riduzioni di pena. La Procura lo ha descritto come un uomo “ormai stretto in un tunnel, incapace di scegliere tra la moglie e l’amante”, evidenziando il movente legato a una relazione extraconiugale.
Parolisi è diventato tristemente famoso nel 2011 per aver ucciso sua moglie Melania Rea con 35 coltellate, ottenendo alla fine una condanna a 20 anni di carcere. Nonostante la brutalità dell’omicidio, Parolisi ha beneficiato di sconti di pena e permessi premio nel corso degli anni.
Nonostante la condanna, Parolisi sembra aver costruito una nuova vita dietro le sbarre. Ha ricevuto visite da una donna dell’Est Europa con la quale ha sviluppato una relazione oltre l’amicizia. Nel frattempo, la figlia Vittoria, rimasta orfana della madre a soli 18 mesi, sembra aver cambiato persino il cognome.
Attualmente, Parolisi ha scontato 12 dei 20 anni di carcere inflitti dalla giustizia. La fine della sua pena non è ancora arrivata, ma ha la possibilità di usufruire occasionalmente di permessi giornalieri che gli consentono di lasciare temporaneamente il carcere. Inizialmente condannato a 30 anni, la Corte d’assise d’appello di Perugia ha successivamente ridotto la pena a 20 anni, escludendo l’aggravante della crudeltà. La situazione ha sollevato polemiche riguardo al sistema giudiziario e alla concessione di permessi premio a un assassino dopo solo 9 anni di reclusione.
Nonostante le tre condanne, Parolisi afferma di essere ancora innocente, sostenendo di aver tradito sua moglie più volte ma di non averla uccisa con 35 coltellate.
Dopo 12 anni di reclusione, Parolisi è considerato un “detenuto modello”. Studia giurisprudenza, lavora come centralinista e ha ottenuto il permesso di lasciare temporaneamente il carcere per 12 ore. Tuttavia, esprime preoccupazione riguardo alla sua futura reintegrazione nella società, affermando che trovare lavoro sarà difficile a causa del suo nome e cognome associati all’omicidio.
Il fratello di Melania Rea, Michele Rea, reagisce con rabbia alle dichiarazioni di Parolisi, affermando che, nonostante le sue parole, ci sono tre sentenze che confermano la colpevolezza dell’ex militare. Michele Rea sottolinea il dolore della famiglia e critica il sistema giudiziario, chiedendo chi si prenda cura delle vittime di violenza.
Il caso risale al 2011, quando Melania Rea è stata trovata morta nel boschetto delle Casermette di Ripe di Civitella del Tronto. Parolisi, che si è sempre dichiarato innocente, è stato arrestato e successivamente condannato a 20 anni di carcere dopo un processo con rito abbreviato. La sentenza ha escluso l’aggravante della crudeltà, nonostante le 35 coltellate inflitte alla vittima.