L’autopsia di Simonetta Cesaroni, uccisa in Via Poma nel 1990 ha dato esiti che hanno chiarito le modalità dell’omicidio ma mai la certezza del movente, dell’arma del delitto né tantomeno l’identità dell’assassino. L’esame autoptico ha accertato che la vittima aveva diverse ferite da taglio, in particolare sul volto, al collo, nel torace e nella zona pubico-genitale, che ne causarono la morte, avvenuta tra le 18 e le 18.30 del 7 agosto 1990.
La ragazza fu colpita da un’arma bianca da punta e taglio, con lama bitagliente, ma non dotata di azione recidente. I lati della lama utilizzati per l’omicidio sarebbero stati presumibilmente bombati, curvi, non affilati e la penetrazione sarebbe avvenuta per la pressione inflitta e per la punta aguzza. La zona destra del volto fu stata trovata tumefatta e ricoperta di ecchimosi. Il padiglione auricolare della stessa zona del volto appariva anch’esso tumefatto da ecchimosi bluastra. Il volto inoltre presentava sei ferite della stessa arma bianca, curve e oblique in corrispondenza delle strutture ossee orbitali.
Una ferita al collo riscontrata sul cadavere di Simonetta era trasfossa, ovvero provocata da un’arma che è entrata e uscita. Le ferite in zona toracica erano ben otto, mentre erano quattordici quelle in zona pubico genitale. Dall’autopsia, inoltre, non risultò alcun segno di violenza sessuale sebbene il capezzolo sinistro presentasse il segno di un morso. Le mani furono state trovate pulite, così come le unghie erano lunghe, curate e intatte, caratteristiche che allontanano l’ipotesi che la ragazza abbia lottato fisicamente con il suo assassino. Non furono stati trovati alcol né stupefacenti nel corpo di Simonetta Cesaroni.
A trovare il corpo di Simonetta fu sua sorella Paola Cesaroni, insieme al suo fidanzato e ad altre persone. Il caso non è stato mai risolto in oltre trent’anni di indagini. Diverse le persone poste sotto accusa tra il 1990 e il 2011: da Pietrino Vanacore (portiere dello stabile dove avvenne il delitto) a Salvatore Volponi (datore di lavoro di Simonetta), fino ancora a Federico Valle e Raniero Busco (fidanzato della vittima). I sospetti sono stati tutti quanti scagionati dalle accuse. Nel 2023 si è parlato di una curiosa teoria che mette in relazione l’omicidio di Via Poma con il serial killer di Bolzano, Marco Bergamo.