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Home » Attualità » Vita sotto scorta: chi sono Marina, Giordano, Michela ed Emanuele, moglie e figli di Sigfrido Ranucci

Vita sotto scorta: chi sono Marina, Giordano, Michela ed Emanuele, moglie e figli di Sigfrido Ranucci

Il giornalista vive sotto scorta dal 2009. La moglie Marina ha lasciato il lavoro, i figli convivono con la paura.
Tiziana MorgantiDi Tiziana Morganti17 Ottobre 2025
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Ranucci con due dei suoi tre figli
Ranucci con due dei suoi tre figli (fonte: pagina FB Sigfrido Ranucci)
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Sigfrido Ranucci è conosciuto dal grande pubblico come il conduttore di Report, il programma di inchieste giornalistiche che dal 2017 porta avanti con rigore e determinazione. La sua carriera è costellata di indagini scomode su mafia, ‘ndrangheta, camorra e sui legami opachi tra politica e criminalità organizzata. Ma dietro i riflettori, la vita privata del giornalista racconta una storia diversa: quella di una famiglia che convive quotidianamente con minacce, attacchi mediatici e la presenza costante di una scorta armata.

L’attentato della scorsa notte, quando una bomba ha distrutto completamente l’auto di Ranucci parcheggiata a Pomezia, danneggiando anche l’altra vettura di famiglia e l’abitazione adiacente, ha riportato drammaticamente l’attenzione sui rischi che il giornalista e i suoi cari affrontano ogni giorno. La figlia Michela, infatti, era passata davanti alla macchina del padre pochi minuti prima dell’esplosione. Quello che pesa maggiormente sul conduttore, però, non è tanto il pericolo personale, quanto lo stress che questa condizione impone alla sua famiglia.

Quello che soffro di più è sicuramente il grande stress che subisco a livello personale ma che coinvolge tutta la mia famiglia. Tutte quelle denunce, quelle false accuse mai confutate da prove, quel mettere in piazza un personaggio inventando fatti non veri, ecco tutto questo fa male e fa stare male chi mi sta vicino.

Sigfrido Ranucci
Sigfrido Ranucci (fonte: Report)

Sigfrido Ranucci e sua moglie Marina stanno insieme da quasi 45 anni. La loro storia è iniziata nel 1981 su una panchina del Gianicolo a Roma: lui aveva 21 anni, lei appena 17. Fu un colpo di fulmine che resistette a un fidanzamento lungo 13 anni, prima delle nozze celebrate nel 1995. Marina, ex ragioniera, ha fatto una scelta radicale per la famiglia: ha lasciato il proprio lavoro per dedicarsi completamente alla crescita dei tre figli, Giordano, Michela ed Emanuele, assumendo su di sé il peso della gestione quotidiana in un contesto tutt’altro che ordinario.

La vita sotto scorta, poi, è diventata realtà dal 2009, inizialmente come tutela limitata, poi dal 2021 in forma continuativa, 24 ore su 24. La misura di protezione si è resa necessaria a causa delle numerose minacce concrete ricevute nel corso della carriera, provenienti da narcotrafficanti e organizzazioni criminali. Questa condizione ha trasformato radicalmente la quotidianità della famiglia: non è possibile portare i figli in auto senza preavviso, uscire per una semplice passeggiata o organizzare visite private senza coordinamento con il personale di sicurezza.

I tre figli di Ranucci hanno scelto percorsi professionali completamente diversi dalla carriera giornalistica del padre. Giordano, il primogenito nato nel 1995, dopo essersi laureato con il massimo dei voti e lode presso l’Università La Sapienza, lavora come insegnante. Michela, la secondogenita, ha conseguito la laurea magistrale e si è specializzata in neuropsicomotricità dell’età evolutiva, dedicandosi al lavoro con bambini disabili. Emanuele, il più giovane, è iscritto alla facoltà di Giurisprudenza.

Proprio Michela rappresenta un motivo di particolare orgoglio per Sigfrido Ranucci. In un post su Facebook del 14 dicembre 2024, il conduttore ha raccontato il viaggio della figlia in Tanzania, dove ha aiutato bambini con difficoltà motorie:

Il Piano Mattei di mia figlia Michela. Tra i bambini disabili in Tanzania. Dove i bambini che non camminano invece di fare riabilitazione vengono tenuti dentro delle gabbie sul letto.

Nonostante l’orgoglio per i risultati raggiunti dai figli, però, il conduttore di Report convive con un profondo rimpianto legato alle assenze imposte dalla carriera e dalla vita sotto protezione.

I miei figli vivono questa realtà in maniera molto marginale, all’inizio con curiosità e un po’ di apprensione per capire cosa potesse succedere. Mi rammarico di esserci stato poco per loro, il nostro è un rapporto che si è deteriorato molto negli anni a causa delle mie assenze. È stata una mia responsabilità.

Questa confessione pubblica rivela quanto il prezzo della coerenza professionale possa essere alto sul piano personale. I figli hanno dovuto imparare a convivere non solo con le misure di sicurezza, ma anche con l’angoscia costante. Emanuele, il più giovane, ha raccontato in un’occasione di vivere da sempre con il pensiero, il timore che ogni volta che saluta suo padre possa essere l’ultima”.

 

 

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