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Home » Cultura » Candelora a Montevergine, cos’è la juta dei femminielli per la Mamma Schiavona?

Candelora a Montevergine, cos’è la juta dei femminielli per la Mamma Schiavona?

La Candelora, a Montevergine, si celebra con la 'juta dei femminielli' al Santuario della Madonna Schiavona. Un rito religioso, caro ai LGBT e naturalmente a transessuali e gay.
Patrizio MarinoDi Patrizio Marino2 Febbraio 2023
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la juta dei femminielli
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Il 2 febbraio, il giorno della Candelora, in Campania viene dedicato alla Madonna di Montevergine con il pellegrinaggio al Santuario dell’avellinese. Nello stesso giorno, cade anche la cosiddetta juta dei femminielli, la processione per Mamma Schiavona, altro nome della Madonna di Montevergine. Il femminiello rappresenta un’identità culturale e sociale molto peculiare e storicamente ancorata nel tessuto urbano napoletano. È una parola piena di storie e folklore, per i napoletani da sempre i femminielli sono “uomini che sentono e vivono come donne”. A loro sono legati altri riti antichi come la “figliata” e la “tombola scostumata” (che abbiamo visto anche in film come Napoli Velata).

La Candelora, dal punto di vista della tradizione cristiana, rappresenta la presentazione di Gesù al Tempio dopo 40 giorni dalla sua nascita, è considerata la festa della luce. Le sue radici pagane sono legate al risveglio della terra che sente l’avvicinarsi della primavera ed è pronta a dire addio al letargo dell’inverno.

In Campania, la Candelora viene celebrata con il pellegrinaggio al Santuario della Madonna di Montevergine, chiamata anche Mamma Schiavona. Questo giorno coincide con la juta dei femminielli che arrivano in processione al Santuario, una giornata di festa, ma anche di sacrificio, L’Abbazia è situata in cima alla montagna alta 1270 metri. Il percorso a piedi si copre in circa due ore. Tammurriate, canti e preghiere  accompagnano il pellegrinaggio.

Il legame tra i femminielli e la Madonna di Montevergine è antico, secondo la tradizione orale, risale addirittura al 1200, precisamente al 2 febbraio 1256. Secondo la leggenda, quell’anno, durante una bufera di neve, una coppia di amanti omosessuali, dopo essere stata scoperta, fu legata ad un albero sul monte con delle lastre di ghiaccio. Condannata a morire di freddo o come pasto per i lupi. Ma la Madonna di Montevergine li salvò, facendo uscire un raggio di sole che sciolse il ghiaccio è mise in salvo i due innamorati, permettendogli di vivere il loro amore nella loro comunità senza più nascondersi.

Da quel giorno, l’affetto dei femminielli – e in generale della comunità LGBT – per la Madonna non si è più spezzato, e si rinnova ogni anno con la ‘Juta’. La benevolenza di Mamma Schiavona viene ripagata e celebrata con la processione della Candelora. Alla Juta hanno partecipato anche rappresentanti istituzionali del mondo LGBT. In passato si sono visti in processione l’attore Ciro Cascina, presidente dell’Afan (Associazione femminelle antiche napoletane), e una delegazione dell’Atn (Associazione transessuale Napoli) con la presidente Loredana Rossi e l’ex deputata Vladimir Luxuria.

La giornata finisce sul Sagrado del Santuario, dove si canta accompagnati da nacchere e tammuriate con i femminielli che salutano la loro Madonna, dandole appuntamento al prossimo anno “Statt’ bona Maronna mia, l’annu ca ven’ turnamm’ a bini’… Tutti assieme a sta compagnia, statti bona Maronna mia”

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