Il Carnevale di Ivrea (Torino) è famoso nel mondo per la battaglia delle arance. L’evento si svolge negli ultimi tre giorni della festa, ossia la domenica, il lunedì grasso e il martedì grasso di Carnevale. Se vi state chiedendo perché si lanciano le arance, la tradizione risale al Medio Evo ed è arrivata a noi attraverso una serie di leggende popolari. La battaglia oggi richiama migliaia di turisti, nonostante ci sia il rischio di essere colpiti dal fuoco incrociato dei contendenti.
La tradizione di lanciare le arance dai balconi sui carri e viceversa dovrebbe risalire al Medioevo. I feudatari, dopo le abbondanti fagiolate, regalavamo i resti alla popolazione. A questa misera elemosina il popolo rispose tirando dalle finestre i fagioli ricevuti dai signorotti locali. Dai fagioli si è passati gradualmente ai confetti e poi alle arance, tirate dai balconi, all’inizio, soprattutto dalle ragazze che volevano attirare l’attenzione di qualche ragazzo. Le arance, che in quegli anni provenivano soprattutto dalla Francia, in particolare da Nizza, erano considerate un frutto esotico, consumato soprattutto dai benestanti.
Per rispondere alla polemica sullo spreco di arance, ogni anno i partecipanti al Carnevale di Ivrea usano dai 7 ai 7 mila e 500 quintali di agrumi, c’è da sottolineare che il prodotto lanciato per le strade di Ivrea è speciale. Gli organizzatori dei carri, infatti, si rivolgono ad un’azienda calabrese che le produce. Si tratta di arance che non hanno le caratteristiche adatte al consumo richiesto dal mercato alimentare, al massimo possono essere impiegate per i succhi di frutta, ma questa soluzione è meno remunerativa per i produttori. A fine giornata, la poltiglia di arance raccolta dai marciapiedi finiscono in alcune vasche speciali, e vengono trasformate in un concime naturale usato dagli agricoltori.
Durante i combattimenti, si registrano ogni anno centinaia di feriti. Nella giornata del 19 febbraio, primo giorno di battaglia del Carnevale 2023, hanno avuto bisogno delle cure del Pronto Soccorso circa 200 persone.
Per chiunque voglia partecipare al Carnevale di Ivrea senza essere colpito è necessario munirsi del classico berretto rosso, legato alla legenda della mugnaia Violetta. Secondo la tradizione popolare, la ragazza, che indossava il copricapo rosso, si ribellò alla tradizione dello Ius primae noctis. Questa usanza dava la possibilità al signore feudale di dormire con la sposa durante la prima notte di nozze. Violetta si ribellò e decapitò il signorotto locale, dopo averlo fatto ubriacare, subito dopo scese nel paese e diede il via ad una rivolta popolare.