Da sempre i classici della letteratura hanno ispirato il cinema e la televisione rendendo la materia più fruibile e meno statica. Uno dei più utilizzati, in questo senso, è stato il Decameron, scritto da Giovanni Boccaccio probabilmente tra il 1351 e 1353. Ma qual è il fascino di quest’opera che ha dato vita al film di PierPaolo Pasolini del 1971 e che, in tempi più recenti, è alla base della sere tv di Netflix?
Iniziamo con il dire che si tratta di uno degli scritti più importanti del Trecento, in grado d’influenzare anche altri autori come, ad esempio, Geoffrey Chaucer e i suoi Racconti di Canterbury. Oltre a questo, poi è un’opera interamente realizzata in volgare italiano. L’importanza del Decameron, però, si trova all’interno delle tematiche trattate. Nelle pagine scritte da Boccaccio, infatti, viene descritta la società contemporanea del tempo e, proprio per questo motivo, possono essere considerate anche come un’importante testimonianza storica. La vicenda, infatti, è ambientata durante la grande peste che imperversa per le vie di Firenze intorno al 1348.
Qui un gruppo di giovani decide di fuggire dalla città per recarsi in campagna e cercare di sopravvivere. Ma come colmare un lasso di tempo piuttosto ampio? La soluzione è intrattenersi con dei racconti dalle tematiche varie. Alcuni, poi, sono anche piuttosto licenziosi, inneggiando all’amore bucolico e, proprio per questo, il Decameron, nel corso degli anni, è stato spesso censurato. Ma andiamo a vedere più nel dettaglio alcuni aspetti essenziali di quest’opera come, ad esempio, le origini del titolo e la sua struttura narrativa.
Le origini del titolo
Decameron è un termine di derivazione greca che, letteralmente, significa “dieci giorni”. In questo modo Boccaccio vuole rendere omaggio all’opera di Sant’Ambrogio, l’Exameron , ossia sei giorni, in cui l’autore riscrive in versi la creazione presente nel libro della Genesi. Oltre a questo, però, il titolo è anche frutto di un nuovo andamento culturale che ha iniziato a prendere piede proprio nel 1300. In questo periodo, infatti, i classici, latini e greci vengono riscoperti dopo un lungo oblio a cui erano stati destinati come frutto di una cultura pagana. Nello stesso tempo, infatti, viene posta la distinzione tra le humanae litterae e le divinae litterae. Del primo gruppo rientrano le produzioni letterarie realizzate dall’uomo. Nel secondo, invece, gli scritti sacri e, quindi, ispirati da Dio.
Considerato tutto questo, dunque, il Boccaccio si avvicina alla stesura del suo Decameron con l’intenzione di raccontare una sorta di nuova creazione dell’umanità dopo la distruzione della peste. Il tutto grazie ai dieci protagonisti e al loro novellare. I loro racconti, infatti, hanno sostanzialmente il compito di mettere in evidenza e non far dimenticare quelli che sono i valori della società in cui vivono. Gli stessi che, a causa della morte dilagante, andrebbero inevitabilmente persi. In questo modo, dunque, sono proprio le humanae litterae, ossia i racconti dei ragazzi, ad avere il compito e il potenziale di rifondare il un mondo distrutto e corrotto dalla malattia.
La struttura del Decameron
Come anticipato, dunque, l’opera parte da un presupposto narrativo ben preciso: la peste del 1348 e il tentativo di dieci ragazzi di sopravvivere trasferendosi in campagna. Il gruppo, nello specifico, è composto da sette ragazze e tre ragazzi, tutti provenienti da classi agiate della realtà fiorentina. Ma come passano le loro giornate all’interno del loro rifugio in attesa che la pestilenza passi? Importanti sono canti, balli e preghiere ma, al di sopra di tutto, si posiziona il novellare, ossia il raccontare delle storie per trascorrere le ore pomeridiane.
Questa attività, però, non è certo lasciata al caso. Ogni giorno, fatta eccezione per il venerdì e il sabato, vengono eletti un re o una regina. Questi hanno il compito di scegliere il tema che tutti dovranno seguire per i loro racconti. Solo Dioneo, a causa della sua giovane età, è lacciato libero di seguire una tematica propria. Allo stesso tempo, però, deve raccontare sempre per ultimo. Oltre a questo, poi, la prima e la nona giornata prevede assoluta libertà per tutti.
Chi sono i protagonisti?
Questi sono i nomi dei dieci ragazzi:
- Dioneo
- Filostrato
- Panfilo
- Elissa
- Emilia
- Fiammetta
- Filomena
- Lauretta
- Neìfile
- Pampinea
Dieci narratori, dunque, per dieci giorni ed un totale di 100 novelle. Queste, pur avendo delle tematiche comuni, però, mostrano una forte personalità e delle differenze legate alla natura della persona e alla sua visione del tema. Ma quali sono le motivazioni che hanno mosso il Boccaccio alla scrittura di quest’opera? Come scritto nel proemio del Decameron, i temi sono essenzialmente due.
In primo luogo, infatti, l’autore voleva mostrare ai fiorentini che, se si ha il giusto spirito, è possibile rialzarsi da qualunque disgrazia si venga colpiti, proprio come fanno i dieci giovani nei confronti della peste che si abbatte in quel periodo sulla città. Il secondo tema, invece, è legato al rispetto e ai riguardi di Boccaccio nei confronti delle donne: egli infatti scrive che quest’opera è dedicata a loro, visto che le donne, a quel tempo, erano le persone che leggevano maggiormente e avevano più tempo per dedicarsi alla lettura delle sue opere.
La cornice
Prima di entrare nel vivo della narrazione delle novelle, però, Boccaccio decide di utilizzare una struttura tipica della letteratura araba. Si tratta, appunto, della cornice, all’interno della quale viene inserito il racconto dell’attualità. Nel caso specifico del Decameron è descritte proprio la città di Firenze sferzata dalla peste e la disperazione che l’accompagna. In quest’ambito, dunque, l’autore fa una descrizione dettagliata proprio della malattia e ei suoi effetti. A tutto questo, invece si contrappongono i giovani, capaci di creare una sorta di realtà parallela, quasi perfetta, per dimostrare come l’uomo, grazie all’aiuto delle proprie forze e della propria intelligenza, sia in grado di dare un ordine alle cose, che poi sarà uno dei temi fondamentali dell’Umanesimo.