Quando nel 1960 Federico Fellini portò sul grande schermo il fascino di Marcello Mastroianni e la bellezza opulenta di Anita Ekberg, non solo regalò un capolavoro della cinematografia, ma fece conoscere al mondo il concetto stesso di Dolce Vita. In questo modo, infatti, si va ad identificare un fenomeno di costume tipicamente italiano tra gli anni Cinquanta e i Sessanta che vede la città di Roma protagonista assoluta della vita mondana. Nello specifico ad accendere i riflettori su di sé è Via Veneto, che diventa la strada dei vip, dei locali alla moda, degli attori americani e, soprattutto, dei grandi scandali fotografati dai primi paparazzi diventati, poi, un’istituzione.
Da quel momento, dunque, Dolce vita diventa il sinonimo di uno stile di vita spensierata, superficiale e sicuramente edonistico, vissuto per proprio esclusivo piacere e per gli occhi di una maggioranza cui l’accesso è precluso per evidenti ragioni economiche. La stessa che ha contribuito alla formazione del mito acquistando giornali e sognando ad occhi aperti una serata ai tavoli di Doney a Via Veneto.
Come nasce la Dolce Vita?
Come tutti i periodi storici o i fenomeni sociali e culturali, anche la Dolce Vita ha un evento che detta la sua nascita. O, almeno, questo è ciò che è stato raccontato per decenni. Per molto tempo, infatti, l’inizio di questo momento così unico e particolare è stato fatto coincidere con la festa al Rugantino tenutasi il 5 novembre 1958. L’occasione erano i festeggiamenti per i 24 anni della contessina Olghina di Robilant. Fra gli invitati c’erano Giulietta Masina, Giò Stajano e Federico Fellini. Arrivò anche Anita Ekberg, seguita da uno stuolo di fotografi e giornalisti, tra i quali uno accompagnato da Aïché Nana, ballerina turco-armena.
Durante la festa sarà proprio Nana a dare “spettacolo” improvvisando uno spogliarello. Un momento ripreso da tutti i fotografi presenti all’interno del ristorante di Trastevere, che già pregustavano uno scoop scandalistico. Per loro sfortuna, però, i rullini vennero sequestrati proprio sotto richiesta della contessina. Nonostante questo alcuni riuscirono a sfuggire alla “censura” e le foto, realizzate da Tazio Secchiaroli, fecero la loro apparizione sul settimanale L’Espresso.
Paparazzi, i veri protagonisti della Dolce Vita
I protagonisti di queste serate mondane votate quasi sempre all’eccesso sono, ovviamente, le star del cinema ed i protagonisti di una mobilità che vive ancora gli ultimi fasti. Nonostante questo, però, a guadagnare la scena e tutta l’attenzione è una nuova figura professionale che lo stesso Federico Fellini contribuirà a chiamare paparazzi. Si tratta, ovviamente, dei fotografi scandalistici che, nell’arco di pochi anni, si trovano al centro di un turbinio di eventi, amori nascosti e risse cercando di portare a casa lo scatto più importante e particolare.
I nomi di alcuni di loro, dunque, sono entrati nella leggenda tanto da diventare parte integrante, se non primaria, di questo periodo storico: Tazio Secchiaroli, Rino Barillari, Fausto Battelli, Carlo Riccardi, Enrico Sarsini. La Dolce Vita, però, non è caratterizzato solo dalle star del cinema ma anche da un grande fermento culturale. A via Veneto, infatti, si contrapponeva Piazza del Popolo. Ai tavolini di Canova e rosati, infatti, si riunivano scrittori ed intellettuali come Alberto Moravia, Pier Paolo Pasolini, Alberto Arbasino, Goffredo Parise. E anche i giornalisti Ennio Flaiano, Vittorio Veltroni e Lello Bersani. A questo gruppo, poi, si uniscono anche gli artisti. Via Margutta, infatti, è animata dagli studi di Renato Guttuso, Alberto Burri e Novella Parigini. Un’insieme di stimoli e magie che, accanto alla bellezza senza tempo della città, hanno contribuito ad un grande sogno condiviso.