Alla fine degli anni ’90 il cinema a casa aveva ancora il suono dei DVD che scivolavano nel lettore. Ma le cose stavano per cambiare. È proprio in quel contesto, infatti, che due imprenditori californiani, Reed Hastings e Marc Randolph, fondano nel 1997 una start-up destinata a cambiare per sempre l’intrattenimento: Netflix. L’idea è semplice e rivoluzionaria allo stesso tempo. Basta scegliere un film online e riceverlo per posta, evitando il pellegrinaggio al videonoleggio e le odiate penali di Blockbuster.
Il servizio conquista subito migliaia di americani grazie all’abbonamento mensile all you can watch, senza scadenze né ritardi da pagare. Così, nel giro di pochi anni, Netflix si impone come alternativa moderna al colosso dei videonoleggi, tanto che nel 2000 i suoi fondatori propongono a Blockbuster di acquistare la società per 50 milioni di dollari. L’offerta viene rifiutata dando vita ad uno degli errori di valutazione più celebri della storia del business.

La seconda svolta arriva nel 2007, quando Netflix lancia lo streaming on demand. All’inizio il catalogo è limitato, ma l’idea di poter vedere un film o una serie senza supporti fisici cambia radicalmente le abitudini del pubblico. Se lo streaming ha reso Netflix globale, però, è la produzione di contenuti originali a consacrarlo. Nel 2013 la piattaforma presenta House of Cards, la sua prima grande serie. Da lì in poi titoli come Stranger Things e The Crown hanno reso Netflix non solo un distributore, ma un vero e proprio marchio culturale. Con oltre 260 milioni di abbonati e una presenza in 190 Paesi, oggi il suo catalogo è parte integrante dell’immaginario collettivo.
La trasformazione è anche culturale. Netflix ha introdotto il concetto di binge-watching, spingendo milioni di spettatori a divorare intere stagioni in un weekend, e ha reso possibile la diffusione planetaria di storie nate in contesti locali. Senza di lui, difficilmente serie spagnole, coreane o tedesche avrebbero avuto un successo globale.
Non sono mancati gli ostacoli. Negli ultimi anni, infatti, con l’arrivo di Disney+, Prime Video e Apple TV+, la concorrenza è diventata serrata. Per restare competitivo, Netflix ha introdotto formule con pubblicità e limitato la condivisione delle password, scelte controverse ma necessarie per sostenere la crescita.
Oggi Netflix non è più soltanto una piattaforma di intrattenimento: è un laboratorio narrativo che influenza generi, linguaggi e perfino il modo in cui viviamo il tempo libero.