Vincent Van Gogh è una delle personalità più complesse del panorama artistico. Il pittore olandese post impressionista, infatti, ha incarnato alla perfezione il concetto stesso di tormento ed estasi che, in alcuni casi, definisce il processo creativo. Non è un caso, dunque, che la sua vita termini prematuramente il 29 luglio 1890 nella stanza all’Auberge Ravoux nel villaggio di Auvers-sur-Oise, nel nord della Francia dopo, più o meno, 48 ore di agonia. L’artista, infatti, si era sparato proprio di fronte quel campo di grano rappresentato in diversi dipinti. Il colpo, però, non aveva centrato il cuore ma, poco sotto, lo stomaco. Per questo motivo, dunque, Van Gogh si è trascinato fino alla locanda dove soggiornava per poi morire due giorni dopo nel suo letto vegliato dal locandiere e dalla figlia. Anzi, è proprio dai ricordi della giovane Adeline Ravoux che si deve la ricostruzione delle sue ultime ore.
La morte di Van Gogh secondo Adeline
Nel luglio del 1890 Adeline ha solamente 13 anni ma ricorderà sempre molto chiaramente quanto accaduto. Anzi, a 76 anni decide di fissare per sempre quegli accadimenti lasciando un resocontò scritto piuttosto dettagliato. Da quelle pagine, dunque, è possibile ricostruire le ultime ore di van Gogh, fatta eccezione per il tempo trascorso fuori dalla locanda. Una mancanza che, però, viene colmata dal racconto dello stesso pittore poco prima di cadere in un coma irreversibile.
Quel 27 luglio, dunque, Van Gogh esce come sempre dopo la prima colazione. Per tutto il giorno scompare, facendo preoccupare i proprietari della locanda, ormai sintonizzati sulle sue abitudini quotidiane. Verso le 21, però, ritorna tenendosi con forza le mani premute sulle stomaco. A fatica sale le scale verso la sua camera, dalla quale iniziano a provenire dei lamenti di dolore.
A quel punto, seriamente, preoccupato, il padre di Adeline sale per controllare il suo ospite. Una volta dentro la stanza van Gogh si gira verso di lui e gli mostra una ferita profonda proprio all’altezza dello stomaco, poco sotto il cuore. A quel punto non può che rivelare quanto accaduto. Nella mattinata, infatti, davanti il suo campo di grano, ha tentato di togliersi la vita fallendo. Svenuto per il dolore, poi, è riuscito a riprendere i sensi con il fresco della sera. Così, dopo aver cercato invano la pistola per portare a termine le sue intenzioni suicde, non ha potuto fare altro che trascinarsi alla locanda.
A soccorrerlo immediatamente arriva il dottor Gachet, amico del pittore. Questo, però, non può fare altro che disinfettare e fasciare la ferita. Il caso, infatti, è grave e senza nessun tipo di speranza. A quel punto, dunque, inizia la lenta agonia in cui l’artista passa da momenti di lucidità in cui fuma e parla con la giovane Adelie, seduta accanto al suo letto a vegliardo, a lunghe pause d’incoscienza.
Il giorno successivo, il locandiere spedisce immediatamente un telegramma a Theo, il fratello di Van Gogh ma questo non arriva in tempo per vederlo ancora vivo. Vincent, infatti, si spegne quello tesso giorno verso le 13.00 dopo essere caduto in un coma profondo.
Il funerale di van Gogh
Il funerale si terrà il 30 luglio e, anche in questo caso, si ha una descrizione dettagliata grazie alla lettera di Émile Bernard ad Albert Aurier. Da queste pagine, dunque, si trae una ricostruzione perfetta di come il corpo di Van Gogh fosse esposto nella sua stanza, circondato dall’alone delle sue ultime tele e masse di fiori gialli, tra cui dalie e girasoli. Il cavalletto, lo sgabello pieghevole e la scatola di colori con i pennelli, poi, erano in piedi, o appoggiati davanti alla bara.
Così, dunque, circondato dalla sua sua unica ragione di vita, se ne è andato quello che, dai posteri, verrà ricordato come uno dei più grandi pittori tardo impressionisti. La sua storia personale, inoltre, sarà sempre al centro di molti studi e diverse interpretazione, tra cui anche quelle cinematografiche.A vestirei d esempio, il suo momento, è stato Willem Dafoe nel 2018 con il film Van Gogh – Sulla soglia dell’eternità.