La storia del David di Michelangelo inizia molto prima che il genio rinascimentale prendesse in mano scalpello e martello. Quel blocco di marmo “impossibile” sfidò tre generazioni di artisti e divenne il simbolo di un’intera epoca. Tutto cominciò nel 1463, quando Agostino di Duccio ricevette l’incarico di scolpire un’enorme lastra di marmo di Carrara per creare una statua destinata ai contrafforti esterni del Duomo di Firenze. Il progetto prevedeva la realizzazione di figure colossali per decorare la cattedrale di Santa Maria del Fiore. Tuttavia, di Duccio si rese presto conto delle enormi difficoltà del materiale e abbandonò l’impresa nel 1464.
Il marmo presentava caratteristiche preoccupanti: era attraversato da numerose venature e fenditure, aveva una qualità scadente e una forma troppo alta e stretta per permettere un pieno sviluppo anatomico della figura. Si arrivò dunque nel 1476 ad Antonio Rossellino che tentò di riprendere il lavoro sul blocco abbandonato. Anche lui, però, si scontrò con le stesse difficoltà del predecessore. Per oltre vent’anni, il blocco rimase un’enorme massa di pietra bianca, parzialmente sbozzata.
Nel 1501, quando Michelangelo aveva appena 26 anni, i consoli dell’Arte della Lana e l’Opera del Duomo decisero di affidargli questa sfida apparentemente impossibile. Il 16 agosto di quell’anno fu firmato il contratto che avrebbe cambiato per sempre la storia dell’arte.

Il giovane artista non si scoraggiò davanti alle difficoltà del marmo. Leggenda vuole che da bimbo avesse già incontrato “il Gigante” e che durante i suoi giochi la fantasia avesse già allora immaginato chi si nascondeva nel marmo.
I lavori iniziarono ufficialmente il 9 settembre 1501. Michelangelo fece costruire un recinto di tavole attorno al suo spazio di lavoro per proteggersi dagli sguardi indiscreti e per due anni lavorò senza sosta. Alla vigilia di San Giovanni, il 23 giugno 1503, il recinto fu aperto e la popolazione ammirò il capolavoro ormai in via di completamento.
La statua immortalava Davide prima della leggendaria sfida a Golia. Posa, espressione, nudità, con i muscoli tesi ma ancora a riposo, tutto era incantevole. Le mani, in particolare, erano volutamente grandi per ragioni artistiche e pratiche. Progettato per essere visto dal basso, sul Duomo di Firenze, il David aveva mani e testa sovradimensionate sia per correggere la prospettiva che simboleggiare la forza di Davide, descritto come manu fortis (forte di mano). Un dettaglio che enfatizza l’ideale rinascimentale di potenza umana.
Il 26 gennaio 1504 la statua fu definita “quasi finita” e i committenti furono concordi nel dire che non fosse più adatta ai contrafforti del Duomo, ma meritava una collocazione più prestigiosa. La commissione, che comprendeva artisti illustri come Leonardo da Vinci, Sandro Botticelli e Filippino Lippi, scelse di posizionarlo davanti a Palazzo Vecchio, in Piazza della Signoria, come simbolo della Repubblica fiorentina.
Il trasferimento avvenne tra il 14 e il 18 maggio 1504, con una processione che coinvolse più di quaranta uomini.
L’8 settembre 1504 il David fu finalmente collocato al suo posto, “fornito e scoperto di tutto”, rivolgendo il suo sguardo fiero verso sud-ovest, in direzione dei nemici di Firenze. Michelangelo ricevette 400 fiorini per il suo lavoro. Oggi, dopo più di cinquecento anni, il David continua a stupire i visitatori della Galleria dell’Accademia di Firenze.