Alea iacta est, in latino, Il dado è tratto in italiano, è un’espressione che indica una decisione presa in modo irreversibile, un punto di non ritorno. Nell’antica Roma, il dado era un oggetto utilizzato nei giochi d’azzardo e rappresentava il caso, il destino. Lanciare il dado significava affidare il proprio futuro al caso, prendere una decisione irrevocabile.
La frase viene attribuita a Giulio Cesare, che l’avrebbe pronunciata nel 49 a.C. , il 10 gennaio, mentre attraversava il fiume Rubicone con le sue legioni. Con questo gesto, Cesare sfidava apertamente le autorità romane. Il fiume Rubicone, infatti, situato nella provincia di Forlì-Cesena, era il confine tra la Gallia Cisalpina, che Cesare governava con ampi poteri, e l’Italia, territorio sotto il diretto controllo del Senato romano.
Attraversare il Rubicone con le sue legioni significava violare un ordine del Senato. Cesare aveva ricevuto l’ordine di sciogliere il suo esercito e tornare a Roma disarmato. In quel modo, dunque, il condottiero scatenò di fatto una guerra civile. Guerra che poi si sarebbe conclusa circa cinque anni dopo, nel 45 a.C., con la battaglia di Munda che vide vittorioso Cesare. Il successo gli permise di concentrare in sé tutto il potere, ponendo le basi per la fine della Repubblica romana e l’avvento dell’Impero. Ciò portò, però, anche alla sua fine, nel marzo del 44, ad opera di alcuni senatori.
Oggi, l’espressione “Il dado è tratto” ha mantenuto il suo significato originario, con qualche sfumatura in più. Viene utilizzata per indicare una decisione importante e irreversibile. O un atto di coraggio di chi sta per affrontare una sfida o un rischio, sottolineando la determinazione e il coraggio necessari per andare avanti.
Spesso è correlata ad altri modi di dire come “Passare il Rubicone” o “Bruciare le navi”.