Il MacGuffin o McGuffin è un artificio narrativo, che può essere sia un oggetto, una persona, un evento, utilizzato da un autore come motivazione alle azioni di un personaggio, fondamentale per essi ma non per chi sta guardando.
Detto così sembra complicato, ma se vi dicessimo che uno dei MacGuffin più celebri della storia del cinema è la valigetta di Pulp Fiction, tutto vi sembrerebbe più chiaro. Per tutta la durata del film non sapremo mai cosa contiene quella valigetta, anche se è importante per i protagonisti del film di Quentin Tarantino.
Uno dei grandi teorici del MacGuffin è sicuramente Alfred Hitchcock, tra i primi a usare questo trucco per arricchire di sfumature le sue storie. Non è un caso che il termine sia stato coniato negli anni Trenta dallo sceneggiatore Angus MacPhail, amico del re del brivido, che arricchì la parola “Guff”, termine idiomatico che allude a una cosa di poco conto.
Hitchcock usò un MacGuffin in Psycho, dove la protagonista, Janet Leigh, fugge con una busta piena di soldi. All’inizio siamo attratte da questo spunto, pensando che il film ruoti attorno a questo. Poi, nel momento in cui arriva al motel di Bates, di questa busta piena di dollari non ci interessa più nulla. Hitchcock la inqudra costantemente, sviando la nostra attenzione, ma facendoci aggrappare alla storia.
Nella celebre intervista di Truffaut a Hitchcock l’autore inglese racconta:
“Si può immaginare una conversazione tra due uomini su un treno.
L’uno dice all’altro: ‘Che cos’è quel pacco che ha messo sul portabagagli?’
L’altro: ‘Ah quello, è un MacGuffin’
Allora il primo: “Che cos’è un MacGuffin?”
L’altro: ‘È un marchingegno che serve per prendere i leoni sulle montagne Adirondack’
Il primo: ‘Ma non ci sono leoni sulle Adirondack’
Quindi l’altro conclude: ‘Bene, allora non è un MacGuffin!’Come vedi, un MacGuffin non è nulla“.