Guardate Temptation Island e vi sentite strani? Non fatelo. Immaginate che un fenomeno del genere si si perpetrato già da molti anni e si chiamava feuilleton, una delle invenzioni editoriali più rivoluzionarie del XIX secolo. Questo termine francese, che deriva dalla parola “feuille” (foglio), indica una forma narrativa che ha trasformato il rapporto tra letteratura e pubblico di massa.
Il feuilleton non era altro che un romanzo pubblicato a episodi su giornali o riviste, generalmente nella parte inferiore delle pagine. Questa collocazione fisica diede origine al termine alternativo “romanzo d’appendice”. La pubblicazione seriale richiedeva tecniche narrative specifiche: ogni episodio doveva mantenere alta la tensione per garantire l’acquisto del numero successivo. Quello che oggi chiameremmo cliffhanger.
Il concetto nasce nel 1831 con una brillante intuizione di Honoré de Balzac. Lo scrittore francese iniziò a pubblicare anticipazioni dei suoi romanzi sui quotidiani per creare aspettativa tra i lettori prima dell’uscita completa del libro. Questa strategia promozionale si rivelò geniale, aprendo la strada a una vera rivoluzione editoriale.
Il vero punto di svolta arrivò nel 1836 con Émile de Girardin, fondatore del quotidiano “La Presse”. Per rendere il giornale accessibile economicamente e aumentare la base di lettori fedeli, sostituì le tradizionali recensioni letterarie con racconti inediti pubblicati a puntate. L’operazione ebbe un successo straordinario: il costo dell’abbonamento si dimezzò da 80 a 40 franchi e il numero di lettori aumentò drasticamente.
Gli ingredienti del feuilleton? Pochi e semplici: storie ricche di colpi di scena, personaggi chiaramente definiti tra buoni e cattivi, e situazioni avvincenti. Con un finale sospeso che faceva attendere l’episodio successivo con palpitazione. Molti critici considerano il feuilleton un sottogenere letterario, più orientato al successo commerciale che al valore artistico.
Niente di nuovo sotto al Sole, eppure, molti capolavori sono stati pubblicati in questa forma. Qualche nome? “I tre moschettieri” e “Il conte di Montecristo” di Alexandre Dumas, “Guerra e pace” di Tolstoj, “Delitto e castigo” e “I fratelli Karamazov” di Dostoevskij, “Madame Bovary” di Flaubert. Per non parlare di “Le avventure di Pinocchio” di Carlo Collodi e dei romanzi di Emilio Salgari con Sandokan seguirono questa strada.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, il feuilleton iniziò a perdere popolarità sui quotidiani principali. L’avvento del fotoromanzo prima e della fiction televisiva poi ne decretarono il progressivo abbandono. Rinasce però sotto altre forme con i reality e le soap opera.