Sono in molti a considerare Frankenstein di Mary Shelley la prima opera di fantascienza della storia; e nonostante non tutti siano d’accordo con questa affermazione, è opinione comune che questo romanzo abbia comunque ridefinito il genere gotico (già “inventato” tempo addietro da Horace Walpole) e sia ormai un pilastro della letteratura horror. Ma com’è stato creato questo capolavoro? In questo specifico caso, è davvero il caso di dire che “Era una notte buia e tempestosa…”.
Nel maggio del 1816 Claire Clairmont, divenuta amante del poeta Lord Byron, rimane incinta e invita la sorellastra Mary Wollstonecraft Godwin a trascorrere qualche giorno a Ginevra, dove Byron risiede, per aiutarla a decidere cosa fare con la creatura in arrivo. Mary ha a sua volta intrecciato una tempestosa relazione clandestina con un poeta, Percy Bysshe Shelley, sposato e con due figli. I due sono fuggiti dalle rispettive famiglie due anni prima per poter stare insieme, e hanno trascorso gli ultimi due anni in giro per l’Europa affrontando ristrettezze economiche e la perdita di una bambina; Mary, che ormai si fa chiamare “signora Shelley” pur non potendo ancora sposare il suo Percy, ha da poco dato alla luce il secondo figlio, William.
Mary e Percy Shelley viaggiano così alla volta di Ginevra, accompagnati da Claire, e affittano una casa di nome Maison Chapuis vicina sia al villaggio di Cologny che a Villa Diodati, residenza di Lord Byron. Quest’ultimo li raggiunge in compagnia del medico britannico John William Polidori. Per tutto il viaggio e la loro permanenza in Svizzera – e in realtà per tutta quell’estate – le temperature sono assai rigide, a causa dell’eruzione del vulcano indonesiano Tambora. I tentativi del gruppo di trascorrere del tempo all’aria aperta sono vanificati dalla pioggia fitta e costante: essi passano dunque gran parte del tempo davanti al fuoco del camino di Villa Diodati a scrivere, chiacchierare e leggere storie di fantasmi, anche fino a tarda notte.

Durante una di queste serate, Byron invita ciascun membro del gruppo a scrivere una storia di fantasmi: se gli altri accolgono di buon grado la proposta, Mary sembra inizialmente non avere l’ispirazione giusta per comporre. Quella stessa notte, complici anche le conversazioni avute poco prima (a proposito di alcuni esperimenti del secolo prima che miravano a rianimare e ricomporre la materia morta), ha un incubo:
“Vedevo – a occhi chiusi ma con una percezione mentale acuta – il pallido studioso di arti profane inginocchiato accanto alla “cosa” che aveva messo insieme. Vedevo l’orrenda sagoma di un uomo sdraiato, e poi, all’entrata in funzione di qualche potente macchinario, lo vedevo mostrare segni di vita e muoversi di un movimento impacciato, quasi vitale. Una cosa terrificante, perché terrificante sarebbe stato il risultato di un qualsiasi tentativo umano di imitare lo stupendo meccanismo del Creatore del mondo.“
Proprio da questo inquietante sogno nasce l’ispirazione per la prima bozza di Frankenstein o il moderno Prometeo, dapprima solo sotto forma di racconto breve; poi, dietro incoraggiamento di Percy, diventa un romanzo vero e proprio. Mary cerca di ricreare su carta non solo il terrore provato nel suo incubo ma anche i sentimenti delle figure che ha osservato: il passaggio dello scienziato da un profondo trionfo all’abbandono sconcertato della sua creatura, e la solitudine di quest’ultima nel venire lasciata sola dal suo Creatore.
L’opera viene pubblicata solo 2 anni dopo, l’11 marzo del 1818, in forma anonima ma con una dedica al padre di Mary e una prefazione di Percy, che inizialmente i critici considerano il vero autore. In generale essi tendono a non gradire la storia, secondo loro priva di condotta morale, pur lodandone lo stile di scrittura. Nel frattempo però il romanzo conquista subito il pubblico, e soltanto a partire dalla seconda edizione si viene a sapere che a scriverlo è stata non solo una donna, ma da una di appena 21 anni. Il successo di Frankenstein prosegue inarrestabile fino a diventare un classico della letteratura, nonché oggetto – a partire dal 1910 – di più di 30 adattamenti cinematografici più o meno fedeli alla storia e innumerevoli parodie e citazioni in campo letterario, televisivo, radiofonico e teatrale.