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Home » Cultura » Il nome della rosa: le differenze tra il libro di Umberto Eco e il film con Sean Connery

Il nome della rosa: le differenze tra il libro di Umberto Eco e il film con Sean Connery

Il passaggio da romanzo a film non è mai "indolore", soprattutto se il libro in questione è Il nome della rosa di Umberto Eco.
Francesca FiorentinoDi Francesca Fiorentino3 Aprile 2025
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Il nome della rosa
I due protagonisti di Il nome della rosa (fonte: Cristaldi Film)
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Il nome della rosa, romanzo di Umberto Eco pubblicato nel 1980, è un’opera complessa che combina giallo, filosofia, semiotica e storia medievale. Nel 1986, il regista Jean-Jacques Annaud ne ha realizzato un adattamento cinematografico con Sean Connery nel ruolo di Guglielmo da Baskerville, che, com’è naturale che sia, si è distanziato dal libro. Tanto che Eco lo considerava un “tradimento consensuale“. In un’intervista a La Repubblica del 1986 Eco disse:

“Posso solo dire per tranquillizzare chi fosse ossessionato dal problema, che per contratto avevo diritto a vedere il film appena finito e decidere se acconsentivo a lasciare il mio nome come autore del testo ispiratore o se lo ritiravo perché giudicavo il film inaccettabile. Il mio nome è rimasto e se ne traggano le deduzioni del caso“.

Proviamo a vedere allora quali sono le differenze.

Partiamo dalla trama, che è sostanzialmente la stessa. Siamo nel 300, ci troviamo in un’abbazia nell’Italia settentrionale, dove si susseguono una serie di omicidi sui quali indaga un frate francescano, Guglielmo da Baskerville, accompagnato dal giovane aiutante, Adso da Melk (interpretato da Christan Slater).

Il romanzo è caratterizzato da una struttura narrativa densa e stratificata, con continui riferimenti alla filosofia medievale, alla semiotica e alla teologia. Eco inserisce lunghi passaggi in latino e digressioni su questioni dottrinali, elementi che il film semplifica notevolmente per rendere la trama più accessibile al grande pubblico.

Mancano poi le discussioni teologiche tra i personaggi principali che riflettono in qualche modo le diverse correnti che attraversavano la Chiesa in quegli anni tumultuosi. Fazioni che nel film fanno solo da sfondo della vicenda.

Nel romanzo, Guglielmo è un frate francescano con un forte spirito razionale e deduttivo, ispirato a Sherlock Holmes. La sua figura incarna il pensiero critico e la tensione tra fede e ragione. Nel film, Sean Connery interpreta Guglielmo con autorevolezza, ma il personaggio viene reso meno sfaccettato, riducendo la profondità filosofica delle sue riflessioni.

Adso, il giovane novizio che accompagna Guglielmo, è la voce narrante del romanzo e il suo sguardo ingenuo guida il lettore attraverso gli eventi. Nel film, il suo ruolo viene ridotto a quello di semplice spalla, e molte delle sue riflessioni sulla conoscenza e sull’amore vengono omesse. Inoltre, la sua relazione con la ragazza del villaggio è più accentuata nel film, mentre nel libro è presentata con maggiore ambiguità. Anzi, nel film c’è il lieto fine in Adso ritrova l’amante che credeva bruciata sul rogo.

Umberto Eco
Umberto Eco (fonte: The Guardian)

Uno degli elementi centrali del romanzo è la biblioteca dell’abbazia, che simboleggia il potere della conoscenza e la sua censura. Il film ricrea visivamente la biblioteca come un ambiente oscuro e misterioso, fatto con scale che si incrociano, ma non esplora appieno il suo valore simbolico. Nel romanzo, la biblioteca rappresenta la tensione tra il sapere proibito e il desiderio di conoscenza, mentre nel film diventa principalmente uno scenario per il mistero. Inoltre, nel libro la biblioteca occupa un unico piano dell’abbazia, uno spazio logico e ordinato.

Il film rielabora la presenza di alcuni personaggi. Per esempio, l’inquisitore domenicano Bernardo Gui muore. Nel libro questo non succede e, nonostante la sua tempra, Gui è ammirato da Guglielmo per le sue qualità. Inoltre, è stata aggiunta una scena, assente nel romanzo, in cui vengono bruciati al rogo gli eretici. Mentre mancano comprimari importanti come Bencio da Uppsala, il fabbro Nicola e Alinardo.

Nel romanzo, il finale è più riflessivo e malinconico. Dopo l’incendio della biblioteca, Adso riflette sulla perdita della conoscenza e sull’ineluttabilità della distruzione del sapere. Nel film, l’incendio assume una dimensione più spettacolare, con una maggiore enfasi sull’azione e meno sulla meditazione filosofica.

Forse sarebbe stato impossibile adattare per il cinema un’opera come misteriosa e densa di temi. Annaud ha scelto la strada del thriller storico, coinvolgente ma più lineare.

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