Gennaro Ponte ha scritto La Casa non a Caso, libro edito da Santelli Editore che parla del ritornare persona dopo la povertà come di fatto recita il suo sottotitolo. Abbiamo intervistato l’autore che ci ha chiarito alcuni aspetti interessanti sulla sua opera, che è disponibile anche su Amazon.
Come nasce il tuo libro?
Il mio saggio è stato scritto dopo un periodo di profonda riflessione intorno agli invisibili della nostra società. Mi sono chiesto: “Chi non ha voce oggi?”. La risposta è ricaduta sui senza dimora poiché essi, più di altri, soggetti soffrono della mancanza di effettività dei diritti.
Che tipo di studi hai condotto per scriverlo?
Gli studi utili alla redazione del mio libro riguardano la Sociologia, la Psicologia e il Diritto costituzionale.
Cosa c’è al centro della tua riflessione e a chi vuoi arrivare?
Al centro della mia riflessione si situa la volontà di mostrare e di dimostrare attraverso esperienze concrete che un nuovo sistema di welfare, rispettoso dei desideri e dei vissuti delle persone, è possibile.
Quanto tempo ci è voluto per scriverlo e quali sono state le difficoltà incontrate?
Il saggio ha richiesto un anno di lavoro. Non basta inviare una bozza ad un Editore per pubblicare un’opera.
Chi è l’autore che stimi di più?
Lasciami rispondere in maniera analitica. Apprezzo la poetica di Montale, la profondità di Recalcati e la riflessività di Pavese.
Stai lavorando a qualcos’altro?
Sì, sto lavorando alla curatela di un saggio a più voci in tema di benessere.