Per secoli si è creduto che Vlad III di Valacchia, passato alla storia come Vlad l’Impalatore e ispirazione storica per il personaggio di Dracula, fosse sepolto nel monastero di Snagov, in Romania. Tuttavia, scavi condotti nel sito non hanno mai restituito alcun corpo. Oggi, una sorprendente ipotesi sposta il centro dell’indagine dall’Europa dell’Est al cuore del Mediterraneo: secondo un team di storici italiani e romeni, la vera tomba di Dracula si troverebbe a Napoli, nel chiostro di Santa Maria la Nova.
La scoperta prende avvio da una misteriosa lapide cinquecentesca, ornata da simboli araldici e iscrizioni in codice, situata in una cappella laterale del complesso napoletano. Secondo Erik Lepka e Raffaello Glinni, studiosi coinvolti nel progetto, la tomba presenta elementi decorativi incompatibili con la cultura italiana del periodo, ma riconducibili alla simbologia dei Principi di Valacchia.

Decisivo è stato il lavoro di decifrazione condotto da un’équipe italo-romena, che ha rivelato la presenza del nome di Vlad Tepes in caratteri cifrati. Gli studiosi ipotizzano che, dopo essere stato catturato dai Turchi e creduto morto, Vlad sia stato invece liberato dalla figlia Maria Balsa, rifugiatasi a Napoli sotto la protezione di Ferdinando I d’Aragona. Qui Vlad avrebbe vissuto i suoi ultimi anni sotto falso nome, trovando sepoltura proprio a Santa Maria la Nova.
La teoria si avvale anche del fatto che Maria Balsa, presunta figlia del voivoda valacco, risulta documentata a Napoli nel XV secolo. Il legame tra la dinastia aragonese e l’Europa orientale, in particolare con i Balcani, rafforza l’ipotesi di un esilio protetto per l’ex principe.
A rendere ancora più credibile l’identificazione è l’unicità della sepoltura. L’iscrizione incisa sulla tomba è tuttora oggetto di studio, ma il recente lavoro di interpretazione ha permesso di associare i simboli presenti – draghi, serpenti, corone – all’iconografia della famiglia Draculesti, di cui Vlad faceva parte.