Londra è una città stratificata di storia, segreti e misteri. Tra i luoghi che alimentano da decenni le narrazioni più oscure, però, spicca un piccolo ponte pedonale nei pressi della stazione di Blackfriars. È qui che, il 18 giugno 1982, viene ritrovato impiccato Roberto Calvi, il “banchiere di Dio”. Da allora, quel ponte è diventato il fulcro di leggende urbane, sospetti irrisolti e un’aura di maledizione che continua a inquietare.
Roberto Calvi era l’allora presidente del Banco Ambrosiano, legato allo IOR. Istituto per le Opere di Religione, e coinvolto in un fitto intreccio di finanza, massoneria e poteri occulti. Il suo corpo viene trovato appeso sotto il ponte dei Frati Neri, ossia il Blackfriars, con dei mattoni nelle tasche, in quella che inizialmente è definita una morte per suicidio. Solo anni dopo, indagini e perizie smentiscono questa versione: si tratta di un omicidio. Chi lo uccise e perché, tuttavia, è ancora oggi rimane un mistero.

Il contesto, però, è carico di tensioni internazionali: buchi finanziari, minacce, il crollo imminente di un impero bancario e forse segreti troppo pericolosi per essere svelati. Anche il luogo scelto per questa esecuzione, poi, potrebbe non essere casuale, diventando il simbolo di una rete occulta che tocca Vaticano, mafia, e massoneria.
Il nome Blackfriars, infatti, deriva dai monaci domenicani che si insediarono nella zona nel XIII secolo. Questi diventano noti come Frati Neri per via del colore del loro abito, lo stesso che alcuni attribuiscono anche ai membri della loggia P2 nelle riunioni rituali del gruppo massonico.
Dal ritrovamento di Calvi, comunque, altri episodi oscuri avvenuti nella zona hanno contribuito alla sua sinistra reputazione: incidenti inspiegabili, presunti avvistamenti paranormali, suicidi mai chiariti. Così, anche se non esiste alcuna prova tangibile di una maledizione, il Blackfriars Bridge è diventato nell’immaginario collettivo londinese un luogo carico di energia negativa.