Nel cuore del Medioevo, tra il sacro e il profano, un fenomeno inquietante ha attraversato l’Europa: uomini, donne e talvolta bambini che ballavano senza sosta, fino allo sfinimento o alla morte. La storia lo ricorda come il morbo della danza, peste della danza o coreomania, e ancora oggi rimane uno degli episodi più enigmatici della psichiatria e della storia sociale europea.
Il caso più noto di piaga del ballo si verifica nel luglio del 1518 a Strasburgo, all’epoca parte del Sacro Romano Impero. Una donna, Frau Troffea, inizia a danzare per strada senza motivo apparente. Nel giro di pochi giorni, decine di persone si uniscono a lei, e in meno di un mese il numero sale a oltre 400. Alcuni testimoni raccontano di persone che cadute a terra per l’esaurimento fisico, con crampi, convulsioni e persino infarti. Diverse fonti, tra cui cronache dell’epoca, parlano di morti causate da eccessivo sforzo fisico.
Episodi simili, però, erano già stati registrati: a Erfurt nel 1237, dove circa un centinaio di bambini avrebbero danzato in modo incontrollato lungo una strada, e ancora prima, nel 1020 a Bernburg, in Germania. La manifestazione era nota anche come Ballo di San Giovanni o Ballo di San Vito, santi ai quali si attribuiva la capacità di proteggere o liberare dai disturbi nervosi.

Ma quale è stata effettivamente la causa di questi eventi? Gli storici e i medici hanno proposto diverse ipotesi per spiegare questo comportamento collettivo apparentemente inspiegabile. Una delle più accreditate è quella dell’intossicazione da segale cornuta e, in particolare, di un fungo che la colpisce e che contiene alcaloidi psicotropi, simili all’LSD. Se ingeriti attraverso il pane o altri alimenti, questi composti possono provocare allucinazioni, spasmi muscolari e comportamenti alterati.
Altri studiosi parlano, invece, di una forma di isteria di massa o di disturbo psicogeno collettivo, favorito dalle condizioni sociali dell’epoca: carestie, guerre, pestilenze, e un sistema religioso che interpretava molti fenomeni fisici come segni del divino o del demonico. In un contesto simile, il corpo poteva diventare veicolo di espressione estrema del disagio, della colpa o del bisogno di espiazione.
Oggi, molti esperti leggono la coreomania come una manifestazione arcaica di problemi psichiatrici, forse simili ai disturbi del movimento o a certe crisi dissociative. La medicina del tempo, tuttavia, rispondeva con processioni religiose, esorcismi e, paradossalmente, con la musica: i malati, infatti, venivano portati nei santuari dove suonatori cercavano di assecondare la danza per condurli alla guarigione.