I processi alle streghe di Salem rappresentano uno dei capitoli più oscuri della storia coloniale americana. Tra il 1692 e il 1693, nella piccola comunità del Massachusetts, decine di persone furono accusate di stregoneria sulla base di prove così assurde che oggi farebbero sorridere, se non fosse per le tragiche conseguenze che ebbero. Eppure, in quel clima di isteria collettiva e paura, metodi irrazionali e test bizzarri divennero strumenti di condanna accettati dalla comunità.
Il primo metodo, forse il più inquietante, prevedeva la creazione di quella che veniva chiamata una torta della strega. Gli accusatori raccoglievano l’urina delle persone che si ritenevano vittime di un maleficio, la mescolavano con farina di segale per creare una sorta di focaccia, e la davano in pasto a un cane. Se la donne fosse stata una strega, avrebbe provato dolore. Assurdo. Ma non finisce qui.
Un altro test prevedeva di pesare la sospettata usando una pila di bibbie come contrappeso. Se il peso della donna risultava superiore o inferiore a quello dei libri sacri, era considerata colpevole. Solo un perfetto equilibrio della bilancia poteva scagionarla. Quando succedeva? Mai.

I cacciatori di streghe dedicavano particolare attenzione all’esame del corpo delle accusate, alla ricerca di segni particolari che venivano interpretati come marchi del diavolo. Nei, cicatrici, voglie o persino capezzoli soprannumerari erano considerati prove evidenti di un patto col male. Gli inquisitori punzecchiavano la malcapitata e se non mostrava segni di dolore, la colpevolezza era considerata certa.
Anche comportamenti apparentemente innocui potevano rivelarsi fatali. Una donna vista parlare da sola era immediatamente sospettata di recitare incantesimi o invocare demoni. È il caso di Sarah Good, una delle prime vittime dei processi di Salem, che fu parzialmente condannata perché alcune persone l’avevano vista mormorare tra sé mentre usciva dalle loro case. Good sostenne di star semplicemente recitando i comandamenti o un salmo, ma le sue spiegazioni non bastarono a salvarla: fu impiccata il 19 luglio 1692.
Altro test fuori di testa era chiedere alla donna accusata di stregoneria di recitare il Padre Nostro. Se non riusciva a recitarlo, era colpevole. Ma anche se ci riusciva, poteva comunque essere condannata. Come capitato al povero George Burroughs, l’unico ministro giustiziato durante i processi. Egli riuscì a recitare il Padre Nostro, ma il reverendo Cotton Mather sostenne che il diavolo stesso aveva permesso a Burroughs di pronunciare quelle parole.
Anche i problemi di udito potevano trasformarsi in una condanna. Rebecca Nurse, una donna di 71 anni conosciuta per la sua profonda religiosità, fu trovata inizialmente non colpevole. Tuttavia, quando un’altra prigioniera disse in aula “era una di noi” e la Nurse, essendo dura d’orecchio, non rispose, il suo silenzio fu interpretato come ammissione di colpa. Fu ricondannata e giustiziata.
Se aveste avuto degli animali domestici in casa in quegli anni, attenzione. Avreste potuto essere accusate di utilizzare quegli animali come creature demoniache al vostro servizio. Durante i processi, se una mosca o un topo entrava nella cella di una donna in attesa di giudizio, si presumeva che avesse usato i suoi poteri per evocare un familiare che eseguisse i suoi ordini.
Persino il sarcasmo poteva rivelarsi letale. John Willard, il poliziotto di Salem responsabile di condurre gli accusati in tribunale, dopo aver arrestato numerose persone cominciò a dubitare della validità delle accuse. Nel maggio 1692, rifiutò di partecipare ad altri arresti, dichiarando sarcasticamente: “Impiccateli tutti, sono tutti streghe”. Male: fu immediatamente accusato di stregoneria, processato, condannato e giustiziato appena tre mesi dopo il suo commento ironico.
Anche i sogni potevano essere utilizzati come prova. Sarah Osborne negò tutte le accuse di stregoneria, ma commise l’errore di ammettere di avere sogni ricorrenti in cui un nativo americano la afferrava per i capelli e la trascinava fuori di casa. Questa confessione fu sufficiente per convincere il villaggio che probabilmente lanciava incantesimi sui suoi concittadini.
Infine, anche il numero di matrimoni di una donna poteva destare sospetti. Le vedove che si risposavano, specialmente più di una volta, erano viste con diffidenza, in quanto si riteneva che potessero aver usato la stregoneria per manipolare o uccidere i precedenti mariti.