L’espressione “A noi!” divenne uno dei motti del movimento fascista italiano, utilizzata come saluto e incitamento tra i membri del Partito Nazionale Fascista (PNF). Questo grido, spesso accompagnato dal saluto romano, incarnava lo spirito che il fascismo intendeva promuovere. L’origine precisa dell’espressione “A noi!” non è facilmente rintracciabile, ma si inserisce nel contesto della retorica nazionalista e militarista che caratterizzava l’Italia post-bellica. In M – Il figlio del secolo, serie di Sky dedicata ai primi anni politici di Mussolini, si allude a una possibile matrice dannunziana della frase. A margine dell’impresa di Fiume, il Vate avrebbe infatti detto a Mussolini, esortandolo: “A chi la gloria? A noi!”. Per quanto non confermata, l’ipotesi è decisamente affascinante. Anche per il rapporto di amore-odio che univa D’Annunzio a Mussolini. Qui vi avevamo raccontato il retroscena pecoreccio che coinvolse il poeta e che cambiò le sorti della Marcia su Roma.
Per tornare all’ inizio, dopo la Prima Guerra Mondiale, il paese attraversava un periodo di instabilità politica e sociale, e il movimento fascista, guidato da Benito Mussolini, cercava di canalizzare il malcontento popolare attraverso simboli e slogan che evocassero forza e coesione.
In questo contesto, “A noi!” fungeva da richiamo all’azione collettiva, imponendo l’importanza del gruppo rispetto all’individuo. L’uso del pronome “noi” enfatizzava l’idea di comunità e di appartenenza a una causa comune, elementi fondamentali nella propaganda fascista. Questo slogan si affiancava ad altre espressioni emblematiche del regime, come “Credere, obbedire, combattere” e “Dio, patria, famiglia”, che miravano a consolidare l’ideologia fascista nella società italiana.
Benito Mussolini comprese l’importanza di adottare slogan brevi e incisivi per mobilitare le masse e consolidare il consenso. Sebbene non vi siano fonti che attribuiscano direttamente a Mussolini la creazione dell’espressione “A noi!”, è plausibile che egli abbia contribuito alla sua diffusione e al suo consolidamento all’interno del movimento fascista.