La Befana è brutta a causa della rilettura religiosa del suo mito pagano. Ella, infatti, era originariamente quella di una bellissima dea del pantheon romano. In molti l’associavano a Diana, legata alla caccia, ma anche Sàtia, dea della sazietà, o Abùndia, divinità dell’abbondanza. Questa figura femminile benevola e di aspetto incantevole attraversava i cieli dopo il Solstizio d’inverno, per elargire doni agli esseri umani.
A partire dal IV secolo d.C., però, la Chiesa Cattolica eliminò ogni traccia di paganesimo. E a farne le spese è stata anche la tradizione della dea amorevole. Il ridimensionamento della Befana, quindi, ha portato alla nascita della vecchina sgraziata e di brutto aspetto, più accettabile da parte della Chiesa.
L’anziana signora rappresentava l’anno appena finito con tutte le sue bruttezze. Ed era dotata di scopa proprio per spazzare via tristezza e sfortuna. Poiché l’Epifania, atto conclusivo delle feste natalizie, faceva riferimento alla visita dei Magi a Gesù, in questo quadro finì anche la Befana.
Da quel momento, infatti, la nonnina divenne protagonista di un’antica leggenda religiosa, secondo cui una vecchia donna incontrò i re Magi prima del loro arrivo a Betlemme, al cospetto del Redentore.
I tre si rivolsero a lei per chiedere indicazioni e colpiti dalla sua gentilezza le chiesero di unirsi loro per andare a trovare il bambino Gesù. La donna rifiutò, pentendosene subito dopo. Allora la signora riempì un sacco in fretta e furia con dolci di ogni genere, offrendoli a ogni bambino incontrato sul cammino, nella speranza che fosse Gesù. Con ogni probabilità deriva da questo gesto il rituale della calza piena di dolciumi e giocattoli, per bimbe e bimbi buoni. Insomma, da dea generosa a vecchia signora dal cuore buono e l’aspetto trasandato il passo è stato breve, ma almeno è stata mantenuta la sua indulgenza di fondo.