San Gennaro viene chiamato faccia gialla dai napoletani perché il busto che si trova nel Duomo è fatto d’oro, quindi, semplificando, è giallo. Amatissimo dai cittadini partenopei che lo hanno eletto come santo patrono della città – in realtà sarebbero ben 52 i patroni, record assoluto di santi protettori nel mondo cattolico – San Gennaro ha la sua preghiera specifica, che sottolinea il colore della sua faccia.
“Faccia ‘ngialluta, accurre e stuta ‘sta vampa de lo ‘nfierno. Ora pro nobis”
Ovvero, faccia gialla, accorri e spegni questa vampata infernale. Prega per noi, la preghiera recitata dai napoletani durante l’eruzione del Vesuvio del 1794.
Storia e leggenda si intrecciano quando si parla di San Gennaro. Alcuni ne avrebbero addirittura messo in dubbio l’esistenza. Si dice che fosse un vescovo beneventano, martirizzato a Pozzuoli nel 305, sotto l’imperatore Diocleziano. A quanto pare il suo nome era Procolo, ma l’appellativo di Gennaro deriverebbe dalla gens Ianuaria. Gennaro/Procolo quindi sarebbe appartenuto a una famiglia della nobiltà romana dedita al culto del dio Giano.
Anche le varie traslazioni delle sue spoglie sono oggetto di discussione. Secondo alcune fonti il primo passaggio sarebbe quello di Benevento nell’831. In questa occasione alcune parti sarebbero finite in Germania. E in parte si troverebbero ancora oggi al confine tra Svizzera e Austria. Successivamente, le spoglie finirono nel santuario di Montevergine. L’arrivo a Napoli, all’interno del Duomo, si attestò nel 1497.
A San Gennaro è dedicato uno degli sketch più belli della Smorfia, il trio comico formato da Massimo Troisi, Enzo Decaro e Lello Arena. Troisi, che scredita in ogni modo Arena agli occhi di faccia gialla, chiede l’intercessione del santo per vincere al lotto. E del resto in quegli anni la Smorfia era al top della creatività, ricordate lo sketch del Minollo? Parlando di film, il santo è anche il protagonista indiretto di un piccolo cult italiano, Operazione San Gennaro, in cui il suo tesoro è preda di una gruppo di ladri internazionali, capeggiati da Nino Manfredi-Dudù. Che alla fine restituirà (suo malgrado) il maltolto alla città. E come non ricordare poi, la poesia di Così parlò Bellavista, che mette a confronto Gennaro con un’altra divinità? “San Gennà, non ti crucciare, tu lo sai ti voglio bene. Ma ‘na finta e Maradona squaglia o’ sanghe dint ‘e vene”
Tornando a faccia gialla, va sottolineato che non ha che vedere con faccia verde, per rimanere in tema di colori, che invece è un insulto rivolto alle persone verdi d’invidia e un po’ false.