La Resurrezione di Gesù è uno degli eventi centrali del cristianesimo, celebrato in tutto il mondo durante la Pasqua. In particolare, nel cosiddetto lunedì dell’angelo, familiarmente ribattezzato Pasquetta, si celebra il messaggio della resurrezione di Cristo, affidato a un messaggero celeste. Ma quale angelo? La risposta, tutt’altro che univoca, si articola tra fonti evangeliche e successive interpretazioni patristiche e liturgiche.
Nei Vangeli canonici, la figura dell’angelo compare puntualmente nel racconto del sepolcro vuoto. Il Vangelo di Matteo (28,2-7) riferisce esplicitamente la presenza di “un angelo del Signore” che, sceso dal cielo, rotola la pietra e si rivolge alle donne, Maria di Magdala e l’altra Maria, annunciando la resurrezione:
“Non abbiate paura! Voi cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto, come aveva detto“.

Il testo di Marco (16,5-7), il più antico dei Vangeli, è più sobrio e presenta un giovane vestito di bianco seduto nel sepolcro, che pronuncia parole analoghe, senza essere esplicitamente definito “angelo”.
Anche Luca (24,4-7) riporta la presenza di due uomini in vesti sfolgoranti, e pure in questo caso, l’identificazione angelica è implicita.
Giovanni (20,12-13) narra infine che Maria Maddalena vide due angeli in bianche vesti, uno seduto alla testa e uno ai piedi del luogo dove era stato deposto il corpo.
L’assenza di un nome preciso nei Vangeli ha aperto lo spazio all’interpretazione della tradizione cristiana, che ha spesso identificato l’angelo annunciatore con Gabriele, già protagonista dell’Annunciazione a Maria. Il nome Gabriele, che significa “Forza di Dio”, è associato nei testi biblici alle comunicazioni divine più solenni, rafforzando l’ipotesi che possa essere lui l’angelo della Resurrezione, anche se i Vangeli non lo confermano.
Altri studiosi hanno suggerito che l’evento della resurrezione supera la dimensione storica e mira a un annuncio universale.
Dal punto di vista liturgico, l’iconografia cristiana, specialmente nell’arte medievale e rinascimentale, tende a rappresentare un singolo angelo, spesso simile a Gabriele, intento a parlare alle pie donne, o ad aprire il sepolcro con gesto solenne. Tuttavia, la presenza di due angeli, come in Giovanni e Luca, ha influenzato anche la raffigurazione della tomba stessa come arca del nuovo patto, in analogia con l’Arca dell’Alleanza, anch’essa custodita da due cherubini.