Con la legge numero 380, il 20 ottobre del 1999, l’Italia aprì alle donne l’accesso alle Forze armate. Di fatto, allineandosi ai Paesi della NATO. Fu un traguardo importante verso l’uguaglianza di genere e l’allineamento con gli standard internazionali, che portò, lentamente, a una graduale integrazione femminili nei vari corpi. Un traguardo che completò, in qualche modo, un iter molto lungo. Il primo passaggio, all’interno di un testo giuridico, che parlava della relazione tra donne e difesa dello Stato risale al luglio del 1919, quando il re d’Italia, Vittorio Emanuele III, emanò una legge che ammetteva le persone di sesso femminile a esercitare le professioni e a ricoprire tutti gli impieghi pubblici. Con esclusione di quelli implicanti poteri giurisdizionali ed attinenti alla difesa militare dello Stato.
Una limitazione di fatto molto forte che fu superate dal concetto di parità tra i sessi sancito dalla Costituzione repubblicana. E in particolare dagli articoli 3, 37, 51 e 52 che individuano, appunto, i diritti e i doveri, in materia di parità, attribuiti a tutti i cittadini italiani di ambo i sessi.
La nostra Costituzione era chiarissima dunque sull’uguaglianza e la parità tra i sessi. Eppure, la legge 9.2.1963 n. 66, consentiva l’accesso delle donne a tutte le cariche compresa la magistratura, tranne che per il servizio militare. Uno spiraglio, però, fu lasciato aperto.
Con la legge n. 121 del 1981 sul riordino della Pubblica Sicurezza e la smilitarizzazione della Polizia di Stato, poi, si stabilì il reclutamento di donne nella Polizia di Stato, nella Polizia penitenziaria e nel Corpo forestale dello Stato.
Dopo oltre quindici anni dall’assunzione delle donne in Polizia che, il 15 gennaio 1997, arrivò il disegno di legge delega per l’istituzione del servizio militare volontario femminile. Il 29 settembre 1999 l’atto fu approvato alla Camera, con alcune modifiche, a larghissima maggioranza. Il Parlamento, dunque, ammise le donne nelle Forze armate e nella Guardia di Finanza, a partire dall’anno 2000.
Il reclutamento fu, in un primo tempo, molto graduale. In una prima fase, la priorità andò all’arruolamento degli ufficiali. Poi, si passò all’ammissione in percentuali contingentate di donne nelle accademie per ufficiali e nelle scuole per sottufficiali e truppa.
Dal 2006 il reclutamento è stato esteso anche all’Arma dei carabinieri, eliminando qualsiasi limitazione sulle percentuali di reclutamento. Dal 2009 anche le scuole superiori militari hanno ammesso le allieve (Nunziatella e la Teuliè per l’Esercito, Morosini per la Marina e Douhet per l’Aeronautica).