Con l’avvicinarsi delle celebrazioni per la festa della Liberazione, continua il dibattito sul 25 aprile. Lo storico torinese Alessandro Barbero è intervenuto nella trasmissione di Giovanni Floris diMartedì, su La7, svelando un retroscena privato molto delicato. Chiamato a spiegare da dove inizino le divisioni profonde tra partigiani e fascisti, Barbero ha detto: “Una delle tragedie dell’Italia è proprio questa difficoltà di andare al di là della propria memoria. La memoria di tante famiglie è una memoria di persone che sono state magari anche ammazzate. Io ho due nonni che erano fascisti e uno è stato fucilato dai partigiani.
Con tutto il dolore che io e la mia famiglia abbiamo provato per questo, forse perché faccio lo storico, so che la memoria non basta, perché ognuno ha la sua. Invece bisogna andare un po’ più in là e arrivare alla storia che vuol dire io capisco il tuo punto di vista, però anche tu non puoi restare chiuso, chiuso dentro questa cosa“.
Sempre parlando delle celebrazioni per la Liberazione, Barbero ha poi sottolineato il valore della Resistenza, dicendo che è, a suo avviso, inquietante che al Governo facciano fatica a dirsi antifascisti. Soprattutto, ha spiegato come sia assurdo pensare a una Resistenza monopolizzata solo dai rossi. “Basta studiare la Storia per sapere che la Resistenza l’hanno fatta i comunisti e i marchesi, gli operai e i nobili, i poveri e i ricchi, i socialisti, i cattolici, i liberali. Una mistificazione e anche una scusa per non festeggiare il 25 aprile“.
Il fascismo ha fatto anche cose buone? No. Questa è la chiosa di Alessandro Barbero. “C’è un pezzo d’Italia dove ormai da tre generazioni ai bambini si insegna che il regime ha fatto anche cose buone. E che i partigiani erano degli scavezzacolli o, peggio, dei criminali. E quindi non c’è alcun motivo di festeggiare il 25 aprile. Una parte d’Italia è rimasta così. Perché altrimenti non si spiega come oggi, quasi un secolo dopo, sia così difficile ammettere che c’era una parte giusta e una sbagliata. Non c’è mai stata una guerra in cui fosse così evidente. Se chi sta al governo, che quindi ha giurato sulla Costituzione antifascista, fa così fatica a dirsi antifascista, allora significa che è fascista. O uno o l’altro. E a me questo sembra inquietante“