Il Piano Marshall, ufficialmente noto come European Recovery Program, è stato un programma di aiuti economici promosso dagli Stati Uniti per la ricostruzione dell’Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale. Annunciato il 5 giugno 1947 dall’allora Segretario di Stato americano George Marshall durante un discorso all’Università di Harvard, aveva l’obiettivo di stimolare la ripresa economica europea, rafforzare la stabilità politica e contrastare l’influenza sovietica nel continente.
Alla fine del secondo conflitto mondiale, infatti, l’Europa si trova in una situazione drammatica. Le città erano devastate dai bombardamenti, le infrastrutture distrutte e le economie in ginocchio. Anche l’inflazione era alta, la disoccupazione diffusa e la scarsità di beni di prima necessità rendevano difficile la ripresa. In questo contesto, gli Stati Uniti temono che la miseria e l’instabilità possano favorire l’espansione del comunismo, specialmente in paesi come Francia e Italia, dove i partiti comunisti sono particolarmente forti.
Il 3 aprile del 1948, dunque, entra formalmente in vigore il piano per durare fino al 1952. Parlando di cifre gli Stati Uniti decidono di stanziare circa 13 miliardi di dollari, equivalenti a oltre 150 miliardi di dollari attuali, per sostenere aiuti economici destinati a 16 paesi europei, tra cui Regno Unito, Francia, Germania Ovest, Italia e Paesi Bassi. L’Unione Sovietica e i paesi del blocco orientale, invece, rifiutano l’aiuto, presumibilmente su pressione di Mosca.

Nello specifico i fondi vengono utilizzati per acquistare macchinari, materie prime, prodotti alimentari e altre risorse necessarie per la ripresa economica. Una parte degli aiuti, poi, è distribuita sotto forma di prestiti, mentre un’altra viene concessa a fondo perduto. Un elemento chiave del piano, comunque, è la creazione dell’Organizzazione per la Cooperazione Economica Europea, incaricata di coordinare la distribuzione degli aiuti e favorire la collaborazione economica tra i paesi beneficiari.
Il Piano Marshall, dunque, è stato un successo sotto diversi aspetti. Le economie europee hanno iniziato rapidamente a riprendersi: la produzione industriale è cresciuta del 35% rispetto ai livelli del 1947, il commercio tra i paesi europei aumentò e le condizioni di vita migliorarono sensibilmente. L’Italia, ad esempio, ricevette circa 1,2 miliardi di dollari, che contribuirono alla modernizzazione del settore industriale e alla stabilizzazione economica.
Nonostante questo, però, il Piano Marshall è stato oggetto di forti critiche. Alcuni lo hanno considerato uno strumento di imperialismo economico americano, volto a rendere l’Europa dipendente dagli Stati Uniti. L’Unione Sovietica, poi, lo ha denunciato come un tentativo di estendere il capitalismo e di minare l’influenza sovietica. Inoltre, alcuni storici hanno ritenuto che la ripresa economica europea fosse già in corso e che il Piano Marshall abbia solo accelerato un processo inevitabile.