Attualmente non si fa che parlare di Intelligenza Artificiale ma in quanti sanno che tutto il processo si deve, sostanzialmente, ad un solo uomo che, di fatto, inventò il linguaggio informatico? Il suo nome è Alan Turing, considerato uno dei più grani matematici del XX secolo e, di fatto, un eroe di guerra. A lui, infatti, si deve la possibilità di decrittare e tradurre i messaggi provenienti dai diplomatici e militari delle potenze dell’Asse durante il secondo conflitto mondiale. Un’attività, la sua, che ha contribuito in maniera importante alla vittoria finale.
Oltre a questo, poi, a lui si deve anche la formulazione di concetti specifici come, ad esempio, gli algoritmi e il calcolo attraverso l’omonima macchina che, di fatto, rappresenta un’antesignana del computer. E, per finire, già negli anni trenta del ‘900 aveva teorizzato l’Intelligenza Artificiale. In sostanza una mente brillante che, nonostante i suoi preziosi servizi alla Gran Bretagna, ha pagato a caro prezzo l’orientamento sessuale. In un’epoca in cui l’omosessualità era considerata un delitto, infatti, viene costretto alla castrazione chimica. Una condizione che lo ha portato a morire suicida a soli 41 anni il 7 giugno 1954.
Un genio incompreso
Turing nasce a Londra nel 1912. Fin dai primi anni della sua vita si comprende quanto sia dotato dal punto di vista intellettivo. Ad attrarlo, in particolare, sono le scienze matematiche. Questa naturale propensione, però, lo identifica come uno studente poco ben visto all’interno di un istituto in cui si preferivano essenzialmente le materie umanistiche.
Per questo motivo Turing fatica a prendere il diploma. Una volta conseguito questo titolo, però, può finalmente dedicarsi alla sua vera passione. Nel 1931 viene ammesso al King’s College dell’Università di Cambridge, dove studia con Ludwig Wittgenstein e approfondisce le sue ricerche sulla meccanica quantistica, la logica e la teoria della probabilità.
Nel 1931 si laurea con il massimo dei voti e riesce alla Princeton University dove studia per due anni, ottenendo infine un Ph.D. Sempre in quel periodo, poi, pubblica un articolo in cui viene descritta come la futura macchina di Turing utilizzata per crittografare i messaggi in codice.
Neutralizzare Enigma
A soli 28 anni Alan Turing entra a far parte di un team altamente selezionato e segreto all’interno del Department of Communications del Regno Unito. Il suo compito è proprio quello di andare a decifrare i codici usati nelle comunicazioni tedesche, criptate grazie al codice Enigma.
Per tutto il periodo bellico, dunque, questo giovane e talentuoso matematico trascorre le sue giornate a a Bletchley Park, lavorando con la macchina Bomba, progettata in Polonia da Marian Rejewski nel 1932. A un certo punto, però, considera la possibilità di migliorare lo strumento, potenziandolo e rendendolo sicuramente più efficace. Essenziale, in quel caso, era la precisione ma soprattutto la velocità.
Come anticipato, però, tutta la sua attività in questo campo è sottoposta a segretezza assoluta. Una condizione continuata anche dopo la fine del conflitto. Questo vuol dire, in sostanza, che Turing e gli altri uomini della squadra per molti decenni non hanno avuto nessun tipo di riconoscimento per aver servito la causa della guerra attraverso il loro ingegno. Alcune informazioni in questo senso hanno iniziato ad essere pubblicate solamente nel 1974, quando gran parte dei protagonisti di questa impresa erano morti.
L’arresto per omosessualità
Al termine della guerra Turing conquista un posto importante nella comunità scientifica. Nel 1950, ad esempio, pubblica un articolo in cui viene descritto il test di Turing. Lo scienziato, infatti, era convinto di raggiungere un’intelligenza artificiale solo seguendo gli schemi del cervello umano. Una teoria sulla quale si sono basati tutti gli studi successivi sull’argomento.
Questo e il lavoro portato avanti presso l’Università di Manchester, però, non lo hanno protetto dalle leggi di una società cieca, ottusa ed ingrata. Nel marzo del 1952, infatti, viene arrestato per omosessualità. Si pensa che a rivelare il suo orientamento sessuale sia stato lo stesso Turing durante alcune domande della Polizia. Lo scienziato, infatti, aveva denunciato un furto in casa sua e, senza nemmeno rendersene conto, si è trovato sotto arresto.
Una volta condannato, viene costretto a scegliere tra una detenzione di due anni e la castrazione chimica. Per non andare in prigione opta per la seconda. Una scelta che, però, rovinerà la sua esistenza. L’assunzione continua di estrogeni, infatti, gli causa molti effetti negativi, tra cui il calo della libido e la crescita del seno. A quel punto, affranto da quanto sta accadendo, decide di togliersi la vita assumendo cianuro di potassio iniettato, probabilmente, all’interno di una mela. Il frutto, infatti, è stato ritrovato sul comodino vicino il suo letto, mangiato a metà.
L’inchiesta sulla sua morte è stata sbrigativa e poco approfondita. Oltre a questo, poi, nessuno si è fermato a riflettere sulle responsabilità di una società così chiusa e retrograda. Per ottenere un riconoscimento di colpa si devono attendere diversi decenni. Con la precisione il 2009. In quell’anno, infatti, il Primo Ministro Gordon Brown riconosce che Turing fu oggetto di un comportamento omofobo. Queste sono le sue parole:
Per quelli fra noi che sono nati dopo il 1945, in un’Europa unita, democratica e in pace, è difficile immaginare che il nostro continente fu un tempo teatro del momento più buio dell’umanità. È difficile credere che in tempi ancora alla portata della memoria di chi è ancora vivo oggi, la gente potesse essere così consumata dall’odio, dall’antisemitismo, dall’omofobia, dalla xenofobia e da altri pregiudizi assassini, da far sì che le camere a gas e i crematori diventassero parte del paesaggio europeo tanto quanto le gallerie d’arte e le università e le sale da concerto che avevano contraddistinto la civiltà europea per secoli. Così, per conto del governo britannico, e di tutti coloro che vivono liberi grazie al lavoro di Alan, sono orgoglioso di dire: ci dispiace, avresti meritato di meglio.
Come risposta a questo, poi, il 24 dicembre 2013 la regina Elisabetta II concede la grazia postuma ad Alan Turing.