Aldo Moro è stato una delle figure più influenti della politica italiana del secondo dopoguerra. Nato il 23 settembre del 1916 a Maglie, in Puglia, Moro fu professore di diritto e uno dei principali esponenti della Democrazia Cristiana (DC), partito che guidò l’Italia in gran parte della Prima Repubblica. Più volte ministro e presidente del Consiglio, Moro fu un uomo chiave nei delicati equilibri della politica italiana degli anni ’60 e ’70.
La sua azione politica fu caratterizzata dal tentativo di ampliare la base di governo attraverso il cosiddetto “Compromesso storico“, un’intesa tra la DC e il Partito Comunista Italiano (PCI) guidato da Enrico Berlinguer. Questo progetto mirava a includere il PCI nell’area di governo, in un momento in cui il bipolarismo della Guerra Fredda vedeva l’Italia come un fronte cruciale tra blocco occidentale e orientale.

Il 16 marzo 1978, giorno in cui il governo di Giulio Andreotti avrebbe dovuto ottenere la fiducia con l’appoggio esterno del PCI, Moro fu sequestrato dalle Brigate Rosse in un’operazione militare che portò all’uccisione della sua scorta in via Fani, a Roma. Per 55 giorni fu tenuto prigioniero in un luogo segreto, mentre lo Stato italiano affrontava un drammatico dilemma: trattare con i terroristi o mantenere la linea della fermezza?
Il 9 maggio 1978, il corpo senza vita di Moro fu ritrovato nel bagagliaio di una Renault 4 rossa, in via Caetani, a metà strada tra le sedi della DC e del PCI, un segnale simbolico della frattura insanabile causata dal suo rapimento. La sua morte fu annunciata con una telefonata dal brigatista Valerio Morucci al professore di diritto Francesco Tritto. Il caso Moro segnò un punto di svolta nella storia della Repubblica italiana. Accelerò la repressione del terrorismo e compromise definitivamente il progetto di un’alleanza tra DC e PCI.
Ancora oggi, il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro restano uno degli eventi più studiati e dibattuti della storia italiana, tra verità giudiziarie, ipotesi di complotti e implicazioni internazionali. Tra le opere più belle dedicate al fatto, sicuramente Buongiorno, Notte di Marco Bellocchio dove il politico fu interpretato da un magistrale Roberto Herlitzka.
Moro rappresentò un’idea di mediazione politica che non sopravvisse alla sua morte, lasciando un vuoto che influenzò profondamente gli sviluppi della politica italiana negli anni successivi.