Ricorre proprio oggi, 26 luglio 2025, il 73esimo anniversario della morte di Eva Duarte de Perón, meglio conosciuta come Evita, una donna che in pochi anni trasformò la storia dell’Argentina e conquistò il cuore di milioni di persone. Attrice, politica, attivista, Evita fu molto più di una first lady: fu un simbolo di speranza per i descamisados, i più umili, e una figura controversa che divise una nazione. La sua vita, breve ma intensa, è una parabola di riscatto, passione e sacrificio che continua a ispirare libri, film e musical, rendendola un’icona immortale.
Nata il 7 maggio 1919 a Los Toldos, un villaggio rurale della pampa argentina, María Eva Duarte crebbe in povertà, figlia illegittima di una cuoca e di un proprietario terriero. Esclusa dalla società per le sue origini, trovò rifugio nei sogni di gloria, alimentati dai film e dalle riviste. A 15 anni si trasferì a Buenos Aires, dove iniziò una carriera come attrice radiofonica e cinematografica. Nonostante non fosse una diva dal talento straordinario, il suo carisma e la sua determinazione la resero una presenza magnetica, capace di conquistare il pubblico.
Nel 1944 la sua vita cambiò per sempre: durante un evento di beneficenza incontrò Juan Domingo Perón, un colonnello in ascesa politica. Il loro amore fu immediato e scandaloso: Evita, giovane e di umili origini, divenne la compagna di un uomo potente, sposandolo nel 1945. Da quel momento non fu più solo Eva Duarte, ma Evita Perón, pronta a riscrivere il destino dell’Argentina.
Come moglie del presidente Perón, eletto nel 1946, Evita si trasformò in una forza politica senza precedenti. Non si limitò al ruolo decorativo di first lady: fondò la Fundación Eva Perón, che distribuiva cibo, vestiti e case ai più poveri, guadagnandosi l’adorazione dei descamisados, i “senza camicia”. Con il suo stile impeccabile e i discorsi appassionati, parlava direttamente al popolo, sfidando le élite che la disprezzavano per le sue origini. Fu pioniera nei diritti delle donne, promuovendo il suffragio femminile, approvato nel 1947, e creando il Partito Peronista Femminile.

Evita era una comunicatrice straordinaria, capace di trasformare la politica in teatro. I suoi discorsi dal balcone della Casa Rosada di Buenos Aires erano eventi collettivi, momenti in cui il popolo si sentiva visto. La sua influenza divideva: per i poveri era una santa, per l’alta società una parvenue ambiziosa. La sua dedizione, però, era indiscutibile: lavorava instancabilmente, anche quando la salute iniziò a tradirla.
Nel 1951, a soli 32 anni, Evita fu infatti colpita da un cancro al collo dell’utero. Nonostante la malattia, continuò a sostenere Perón, rifiutando cure che l’avrebbero allontanata dal suo popolo. Fece la sua ultima comparsa in pubblico con un discorso il 1° maggio 1952, emaciata e indebolita dalla malattia ma sempre fiera e venerata dalla folla. Morì il 26 luglio dello stesso anno, lasciando l’Argentina in lutto. La sua salma, imbalsamata per ordine del marito (che voleva seppellirla in un mausoleo dedicato ai descamisados), divenne oggetto di un’odissea macabra: dopo il colpo di Stato del 1955 contro Perón, fu nascosta, mutilata e trasferita in Italia, tornando in patria solo vent’anni dopo.
L’eredità lasciata da Evita è complessa: per i peronisti fu un’eroina che diede voce agli ultimi; per i critici, una figura manipolatrice che consolidò un regime autoritario. Il suo mito, amplificato dal musical Evita di Andrew Lloyd Webber e soprattutto dall’omonimo film interpretato da Madonna (vincitore anche di un Oscar come Miglior Canzone Originale per You Must Love Me), ha travalicato i confini, trasformandola in un simbolo universale di lotta e redenzione.