John Glenn fu il primo astronauta americano a volare in orbita attorno alla Terra il 20 febbraio del 1962. Un evento reso possibile anche grazie ai precisissimi calcoli di Katherine Johnson, straordinaria matematica e fisica afroamericana, che a partire dagli anni ’60 contribuì in modo decisivo al successo di numerose missioni della NASA.
John Herschel Glenn Jr. nacque a Cambridge, Ohio, il 18 luglio del 1921; studente modello ed eccellente atleta, intraprese gli studi universitari di Ingegneria al prestigioso Muskingum College di New Concord. L’attacco giapponese alla base americana di Pearl Harbor nel 1941, con conseguente ingresso degli Stati Uniti nella Seconda Guerra Mondiale, lo spinsero tuttavia ad arruolarsi: Glenn entrò così nel programma di formazione dell’aviazione navale americana e successivamente nel Corpo dei Marines in qualità di pilota, partecipando a ben 59 missioni di combattimento nel Pacifico.
Negli anni successivi prese parte anche a ben 63 missioni nella Guerra di Corea, al cui termine diventò pilota collaudatore per la marina militare degli Stati Uniti, infrangendo numerosi record: tra questi ricordiamo il primo volo supersonico transcontinentale da Los Angeles a New York, completato in sole 3 ore e 23 minuti.
Nel 1959 Glenn si spinse ancora oltre, entrando a far parte della NASA per il suo primo programma di esplorazione dello spazio con equipaggio: stiamo parlando del progetto Mercury, i cui 7 astronauti (Scott Carpenter, Gordon Cooper, John Glenn, Gus Grissom, Wally Schirra, Alan Shepard e Deke Slayton) vennero appunto chiamati Mercury Seven e intrapresero una “corsa allo spazio” con la quale gli USA speravano di riguadagnare terreno sul più avanzato programma spaziale sovietico.
Dopo qualche delusione dovuta alla scelta, da parte della NASA, di Alan Shepard e Gus Grissom per i primi due voli suborbitali intorno alla Terra, arrivò finalmente il momento di Glenn: egli fu selezionato per compiere un volo orbitale completo e dunque segnare il primo vantaggio degli Stati Uniti sull’Unione Sovietica, che fino ad allora aveva collezionato successi del tutto incontrastata.
Si trattava comunque di una missione rischiosa, rimandata più volte per vari problemi tecnici e affidata principalmente ai calcoli di elaboratori elettronici: per questa ragione Glenn dichiarò che non sarebbe partito fin quando i calcoli necessari per completare la missione non fossero stati ricontrollati a mano dalla brillantissima Katherine Johnson.

Una volta che questa verifica fu ultimata, il 20 febbraio del 1962, la missione Mercury-Atlas 6 poté finalmente avere inizio, e la capsula spaziale Friendship 7 che ospitava John Glenn partì, compiendo 3 volte il giro del nostro pianeta. I problemi tecnici si verificarono anche in volo e soprattutto in fase di rientro, mettendo a repentaglio l’incolumità dell’astronauta: nonostante il clamoroso successo della missione, che fece dichiarare pubblicamente al presidente Kennedy l’intenzione di “portare l’uomo sulla Luna” entro la fine del decennio, la NASA si rifiutò di affidare altre missioni nello spazio a Glenn. Il timore era infatti quello di subire un enorme danno di immagine se fosse stata messa nuovamente a rischio la vita di quello che, per l’opinione pubblica americana, era diventato un vero e proprio “eroe dello spazio”.
Profondamente deluso da questa vicenda, Glenn rassegnò le dimissioni dalla NASA e intraprese la carriera politica, candidandosi come Senatore dell’Ohio per il partito Democratico. Nel 1974 riuscì a vincere le elezioni, mantenendo la carica di Senatore per i successivi 24 anni; non gli riuscì, invece, l’impresa di vincere le primarie per le elezioni presidenziali del 1984.
Più di 20 anni più tardi, nel 1998, si offrì volontario per effettuare degli studi sugli effetti di un volo spaziale sull’organismo di una persona anziana. Nell’ambito della missione STS-95 egli riuscì così a tornare in orbita un’ultima volta, trascorrendo quasi 9 giorni a bordo dello shuttle Discovery, e a infrangere un ultimo record, ossia quello di persona più anziana a partecipare a un volo spaziale. Si spense nel 2016, ultimo dei Mercury Seven a lasciare per sempre questo mondo.