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Home » Cultura » Storia »  Era il volto della libertà. Poi cominciò a tagliare teste: chi era davvero Robespierre, l’Incorruttibile

 Era il volto della libertà. Poi cominciò a tagliare teste: chi era davvero Robespierre, l’Incorruttibile

Ecco chi era Robespierre, l'Incorruttibile della Rivoluzione francese: dalla lotta per la giustizia al Terrore, la sua morte in 400 parole.
Francesca FiorentinoDi Francesca Fiorentino28 Luglio 2025
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Ritratto di Maximilien de Robespierre
Ritratto di Maximilien de Robespierre (fonte: Wikipedia)
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Maximilien-François-Marie-Isidore de Robespierre, detto l’Incorruttibile, nacque ad Arras il 6 maggio 1758 e fu giustiziato a Parigi il 28 luglio 1794. Considerato uno dei protagonisti principali della Rivoluzione francese, Robespierre rappresenta una delle figure più controverse e affascinanti della storia europea, incarnando al tempo stesso gli ideali rivoluzionari e le contraddizioni di un’epoca di trasformazioni epocali.

Robespierre apparteneva a una famiglia di nobiltà di toga, con ascendenti paterni che esercitavano la professione notarile fin dal XVII secolo. La sua infanzia fu segnata da eventi traumatici: la madre morì prematuramente nel 1764 e il padre abbandonò i quattro figli, affidandoli ai parenti più stretti. Questi eventi contribuirono a formare il carattere introverso e riflessivo del futuro rivoluzionario.

Grazie a una borsa di studio, poté frequentare il prestigioso collegio Louis-le-Grand di Parigi, dove ebbe tra i compagni futuri esponenti della Rivoluzione come Camille Desmoulins. Durante gli studi sviluppò una profonda ammirazione per la Repubblica romana antica e si avvicinò alle idee dell’Illuminismo, in particolare al pensiero di Jean-Jacques Rousseau.

Dopo aver ottenuto il diploma di licenza nel 1781 con la lode e la somma di 600 franchi, la più alta mai ricevuta da un licenziato del Louis-le-Grand, Robespierre tornò ad Arras per esercitare la professione di avvocato. Si distinse per il patrocinio di cause difficili e per la difesa dei più deboli. Difese, per esempio, una guardarobiera falsamente accusata di furto da un monaco e vinse il famoso “Affare del parafulmine”, sostenendo l’uso scientifico di questa innovazione.

Maximilien Robespierre
Maximilien Robespierre (fonte: Wikipedia)

La sua attività forense rivela già i principi che avrebbe portato in politica: la difesa della giustizia sociale e l’opposizione agli abusi del potere. Nel 1789 si scagliò contro il sistema delle lettres de cachet, richiedendone la soppressione come strumento di oppressione arbitraria.

Nel 1789 Robespierre fu eletto tra i rappresentanti del Terzo stato agli Stati generali e partecipò al giuramento della pallacorda, con il quale il Terzo stato giurò di dare alla Francia una Costituzione. Nell’Assemblea costituente si distinse per le posizioni radicali: si batté perché non fossero concessi privilegi, si oppose al diritto di veto del re e al sistema elettorale che divideva i cittadini in “passivi”, “attivi” ed “elettori”.

Divenne uno dei principali animatori del Club dei Giacobini, di cui fu più volte eletto presidente, e si guadagnò il soprannome di “Incorruttibile” per la sua integrità morale e la proposta di non ricandidabilità dei deputati della Costituente.

Nel luglio 1793 Robespierre entrò a far parte del Comitato di salute pubblica, incaricato di governare la Francia durante il periodo più critico della Rivoluzione. Iniziò così il periodo del Terrore, caratterizzato dall’eliminazione fisica dei nemici della rivoluzione (tra cui Danton ed Hébert).

Paradossalmente, Robespierre era stato inizialmente contrario alla pena di morte, dichiarando nel 1791 che “la pena di morte è essenzialmente ingiusta”. Tuttavia, di fronte alle minacce esterne e interne alla Repubblica, riteneva che le condanne a morte fossero “una sorta di male necessario per salvare la Rivoluzione”.

Durante questo periodo promosse importanti riforme sociali: il 4 febbraio 1794 riuscì ad ottenere l’abolizione della schiavitù nelle colonie francesi e si batté per alleviare la miseria delle classi popolari.

Dal punto di vista religioso, Robespierre era anticlericale ma anche contrario all’ateismo di Stato, e perciò impose il culto dell’Essere Supremo, cioè di una non definita entità sovrannaturale. L’8 giugno 1794 celebrò la Festa dell’Essere Supremo al Campo di Marte, segnando l’apogeo del suo prestigio ma anche l’inizio della sua fine.

La situazione cambiò dopo il 26 giugno 1794, quando l’armata francese sconfisse a Fleurus l’esercito della coalizione, eliminando il rischio di invasione. Cessato il pericolo esterno, il Terrore iniziò a sembrare eccessivo e Robespierre, che invece avrebbe voluto proseguirlo, si attirò molti nemici. La sua figura, al netto di importanti conquiste, stava diventando sempre più controversa. Non era un dittatore nel senso classico, ma la sua autorità morale lo rendeva molto influente. Inoltre, il culto dell’Essere Supremo venne visto da molti come un segno di megalomania.

Il 27 luglio 1794 (9 termidoro), i suoi avversari organizzarono un colpo di Stato e Robespierre fu arrestato. Il giorno successivo, dopo un tentativo di liberazione fallito, fu giustiziato sulla ghigliottina insieme ai suoi più fedeli seguaci.

 

 

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