Thomas Becket, nato nel 1119 o 1120 (l’anno è ancora oscuro) a Londra, è ricordato come una delle figure più emblematiche della storia medievale inglese. Da umile figlio di mercanti normanni, raggiunse i vertici del potere religioso come arcivescovo di Canterbury. Il suo assassinio nella cattedrale per mano di cavalieri legati al re Enrico II scosse l’intera Cristianità, trasformandolo in un martire e santo. Ma cosa portò alla sua tragica morte? La sua vicenda è un intreccio di ambizione, fede e conflitto politico.
Thomas nacque a Cheapside, Londra, in una famiglia normanna benestante. Dopo un’istruzione primaria all’Abbazia di Merton e successivamente a Parigi, si formò in diritto canonico a Bologna e Auxerre. Entrò al servizio di Theobald, arcivescovo di Canterbury, che ne riconobbe il talento e lo impiegò come negoziatore con la monarchia inglese. Nel 1154, Thomas fu nominato cancelliere d’Inghilterra da Enrico II, con cui strinse un forte legame personale e politico.
Nel 1162, alla morte di Theobald, Enrico promosse Becket ad Arcivescovo di Canterbury, sperando che il suo alleato sostenesse le riforme regie. L’Arcivescovo di Canterbury durante il Medioevo era la più alta autorità ecclesiastica d’Inghilterra, nonché consigliere molto influente del re. Il ruolo era cruciale sia in ambito religioso che politico, poiché l’arcivescovo rappresentava il ponte tra la Chiesa inglese e quella di Roma e aveva il compito di difendere i diritti e l’autonomia ecclesiastica. Nonostante le speranze di Enrico di avere Becket dalla sua parte, presto fu disatteso.
Becket subì una profonda trasformazione spirituale, abbracciando uno stile di vita austero e difendendo con fervore i diritti della Chiesa contro le pretese della Corona. Questa svolta lo portò a dimettersi da cancelliere e a opporsi alle “Constitutions of Clarendon” (1164), un insieme di leggi che miravano a ridurre l’indipendenza ecclesiastica.
La crescente tensione tra i due culminò in un processo contro Becket, che fuggì in Francia per evitare ritorsioni. Durante l’esilio, trovò sostegno presso il re di Francia e Papa Alessandro III, cercando di risolvere la disputa con Enrico. Nonostante i tentativi di riconciliazione, il conflitto si acuì ulteriormente quando Becket scomunicò i vescovi che avevano officiato l’incoronazione del figlio di Enrico.
Nel dicembre 1170, Becket tornò in Inghilterra accolto con entusiasmo dal popolo, ma il re, infuriato, pronunciò le famose parole: “Chi mi libererà da questo prete turbolento?“. Sebbene probabilmente non intendesse ordinare il suo omicidio, quattro cavalieri interpretarono la frase come un comando. La sera del 29 dicembre 1170, essi entrarono nella cattedrale di Canterbury e, dopo un violento confronto, colpirono a morte l’arcivescovo.
La morte di Becket provocò un’ondata di sdegno in tutta Europa. Enrico II fu costretto a fare pubblica penitenza nel 1174 presso la tomba del santo, che era già diventata meta di pellegrinaggio. Nel 1173, Papa Alessandro III canonizzò Thomas Becket, celebrandolo come martire della fede. La sua tomba, adornata da ricchezze straordinarie, divenne uno dei principali centri di pellegrinaggio del Medioevo, ispirando opere letterarie come i “Racconti di Canterbury” di Geoffrey Chaucer.