John Fitzgerald Kennedy è stato ucciso sessant’anni fa a Dallas in un complotto di cui hanno fatto parte funzionari del governo degli Stati Uniti, tra cui la CIA, mentre il presidente Johnson ha collaborato per insabbiare il tutto. Questo, almeno, è quanto è stato dichiarato dal regista Robert Reiner durante un’intervista rilasciata a AARP sul podcast “Who Killed JFK?” condotto insieme a Soledad O’Brien.
Attraverso dieci episodi, dunque, Reiner si propone di risolvere uno dei misteri più intricati e manomessi della storia contemporanea attraverso interviste a testimoni, funzionari ed esperti forensi. Tutto per rispondere alla domanda che ci si pone da sei decenni: Chi ha ucciso JFK? La risposta è composita e, a dire il vero, nemmeno così innovativa. Stando a quanto spiegato dal regista ad AARP, infatti, prevede l’azione congiunta di tre gruppi: gli esuli cubani delusi dal fallimento dell’invasione della Baia dei Porci, la mafia, desiderosa di rimettere le mani sul proficuo territorio cubano perso dopo la rivoluzione di Castro e gli agenti della CIA più intransigenti, che imputavano a Kennedy di aver perso l’occasione per attaccare l’Unione Sovietica.
Ma su quali fondamenta si basa questa risposta definitiva mai ottenuta nemmeno da Oliver Stone, nonostante tutto l’impegno e la passione messa riguardo la tematica? L’analisi prende spunto da uno dei punti più dibattuti della questione: la direzione del proiettile che colpisce il presidente in modo irreversibile. In questo senso, dunque, Reiner si rifà alla versione di 21 testimoni secondo i quali questo avrebbe avuto una traiettoria frontale e non il contrario. Un particolare importante su cui si è molto dibattuto perché capace da solo di destrutturare completamente la teoria dell’unico cecchino.
Il secondo elemento considerato da Reiner è l’esatta collocazione dell’uomo accusato di essere l’assassino del Presidente, Lee Oswald,al momento dell’assassinio all’interno del deposito di libri della Texas School. Com’è stato ormai svelato, infatti, due impiegate rientrate velocemente nell’edificio dopo aver visto colpire John Fitzgerald Kennedy, non solo non hanno incrociato nessuno mentre salivano verso il terzo piano ma, soprattutto, hanno trovato Oswald tranquillamente seduto nella sala da pranzo. Orologio alla mano, dunque, non ci sarebbe stato il tempo sufficiente per scendere dalla sua postazione di cecchino senza essere visto da nessuno.
Considerando questi due aspetti, comunque, sembra proprio che l’analisi di Reiner sia destinata a non aggiungere nulla di nuovo a quanto rivelato fino ad ora. Tutte queste notizie, infatti, provengono dall’infinito numero di documenti desecretati in questi ultimi anni ed utilizzati proprio da Oliver Stone per dare forma e struttura al lungo ed esaustivo documentario JFK Revisited. Questo, insieme al libro Anatomia di un delitto di Philip Shenon, rappresenta la fonte più completa ed attendibile per dare luce alle tante ombre che si sono addensate sull’assassinio del Presidente Kennedy fin dal primo giorno a causa della pessima e sommaria indagine portata avanti dalla Commissione Warren.