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Home » Cultura » Storia » Come morì Caravaggio? La fine fu tumultuosa come la sua vita

Come morì Caravaggio? La fine fu tumultuosa come la sua vita

La morte di Caravaggio fu l'epilogo di una vita vissuta sempre sull'orlo della legalità, tra genio e sregolatezza.
Tiziana MorgantiDi Tiziana Morganti28 Maggio 2025
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Caravaggio
Caravaggio (fonte: La Repubblica)
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Michelangelo Merisi, detto Caravaggio, è uno dei pittori più influenti e controversi del Barocco. La sua vita è stata tormentata e ribelle, segnata da fughe, processi, violenze e un genio artistico senza pari. Ma se le sue opere continuano a brillare nei musei di tutto il mondo, la sua morte resta uno dei grandi enigmi della storia dell’arte.

Tutto ha inizio nel 1606, quando Caravaggio uccide un uomo a Roma durante una rissa, presumibilmente per un motivo banale, forse una discussione legata a un incontro sportivo o una questione d’onore. La vittima, Ranuccio Tomassoni, è un giovane noto negli ambienti popolari della città e la sua morte vale all’artista una condanna alla pena capitale. Per questo motivo Caravaggio inizia una lunga peregrinazione da fuggiasco. Tra Napoli, Malta e la Sicilia, in cerca di protezione e di un perdono papale.

In ogni città dove si rifugia, però, lascia dei capolavori, intensi, realistici, carichi di ombre e verità umane, ma anche di tensioni e scontri. Il genio di Caravaggio, infatti, sembra alimentarsi del suo stesso tormento interiore, della marginalità e del pericolo.

Giuda bacia Gesù
La cattura di Cristo con il bacio di Giuda di Caravaggio (fonte: Wikipedia)

Inevitabile, dunque, una fine prematura. Caravaggio, infatti, muore nel luglio del 1610, a soli 39 anni. Secondo la versione ufficiale dell’epoca, si spegne a Porto Ercole, in Toscana, mentre cerca di raggiungere Roma per ricevere la grazia papale. Ma le circostanze del decesso sono da subito avvolte nel mistero.

Per secoli si è ritenuto che fosse morto di febbre malarica, debilitato dal viaggio e dalle precarie condizioni di salute. Ma studi più recenti hanno proposto altre ipotesi inquietanti come avvelenamento da piombo, forse dovuto ai pigmenti utilizzati nei dipinti, assassinio su commissione o addirittura un’aggressione da parte dei suoi nemici.

A riprova di questo, nel 2010, un’équipe di studiosi italiani ha annunciato di aver identificato i resti del pittore attraverso esami del DNA e analisi forensi. Le ossa trovate nel cimitero di Porto Ercole appartengono a un uomo dell’età giusta, morto proprio in quel periodo. I test, inoltre, hanno rivelato anche tracce elevate di piombo, compatibili con un intossicamento cronico che avrebbe potuto indebolirlo fino alla morte.

 

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