Michelangelo Merisi, detto Caravaggio, è uno dei pittori più influenti e controversi del Barocco. La sua vita è stata tormentata e ribelle, segnata da fughe, processi, violenze e un genio artistico senza pari. Ma se le sue opere continuano a brillare nei musei di tutto il mondo, la sua morte resta uno dei grandi enigmi della storia dell’arte.
Tutto ha inizio nel 1606, quando Caravaggio uccide un uomo a Roma durante una rissa, presumibilmente per un motivo banale, forse una discussione legata a un incontro sportivo o una questione d’onore. La vittima, Ranuccio Tomassoni, è un giovane noto negli ambienti popolari della città e la sua morte vale all’artista una condanna alla pena capitale. Per questo motivo Caravaggio inizia una lunga peregrinazione da fuggiasco. Tra Napoli, Malta e la Sicilia, in cerca di protezione e di un perdono papale.
In ogni città dove si rifugia, però, lascia dei capolavori, intensi, realistici, carichi di ombre e verità umane, ma anche di tensioni e scontri. Il genio di Caravaggio, infatti, sembra alimentarsi del suo stesso tormento interiore, della marginalità e del pericolo.

Inevitabile, dunque, una fine prematura. Caravaggio, infatti, muore nel luglio del 1610, a soli 39 anni. Secondo la versione ufficiale dell’epoca, si spegne a Porto Ercole, in Toscana, mentre cerca di raggiungere Roma per ricevere la grazia papale. Ma le circostanze del decesso sono da subito avvolte nel mistero.
Per secoli si è ritenuto che fosse morto di febbre malarica, debilitato dal viaggio e dalle precarie condizioni di salute. Ma studi più recenti hanno proposto altre ipotesi inquietanti come avvelenamento da piombo, forse dovuto ai pigmenti utilizzati nei dipinti, assassinio su commissione o addirittura un’aggressione da parte dei suoi nemici.
A riprova di questo, nel 2010, un’équipe di studiosi italiani ha annunciato di aver identificato i resti del pittore attraverso esami del DNA e analisi forensi. Le ossa trovate nel cimitero di Porto Ercole appartengono a un uomo dell’età giusta, morto proprio in quel periodo. I test, inoltre, hanno rivelato anche tracce elevate di piombo, compatibili con un intossicamento cronico che avrebbe potuto indebolirlo fino alla morte.