Isadora Duncan fu una pioniera della danza moderna. La sua arte fu un pilastro del balletto che ella contribuì a rivoluzionare, rompendo i classici movimenti codificati. La sua fu una vita tumultuosa, segnata da grandi amori e tragedie, come la morte contemporanea dei due figli. Morì a sua volta in modo quanto mai particolare. Duncan infatti perse la vita il 14 settembre del 1927 soffocata da un foulard che rimase impigliato nelle ruote di una macchina.
Le circostanze sono tuttora avvolte dal mistero, ma pare che salutando i suoi amici disse “Addio, amici, vado verso la gloria!“. Frase che poi fu corretta dalla testimone Mary Desti secondo cui Duncan disse “Vado verso l’amore“, riferendosi all’appuntamento che avrebbe avuto di lì a poco con Benoît Falchetto, autista della macchina e suo interesse sentimentale.
Alla notizia della morte di Isadora Duncan la scrittrice Gertrude Stein commentò acidamente: “Certi vezzi possono risultare pericolosi“, riferendosi alla mania di Duncan per le lunghe sciarpe. Cremata, è sepolta nel cimitero di Père-Lachaise a Parigi.
Nata a San Francisco il 27 maggio 1877 da genitori scozzesi e irlandesi, si innamorò in tenera età della danza e della musica. Cambiò il modo di concepire l’arte coreutica eliminando le rigide coreografie della danza classica e trasformandola in espressione profonda dell’animo, con movimenti sensuali e selvaggi. Attitudine aumentata dal fatto che ballasse a piedi nudi e con vestiti morbidi ispirati a quelli dell’antica Grecia. Del ‘900 Isadora Duncan fu personalità artistica di spicco e ne incarnava le grandi trasformazioni anche politiche.
Sì legò all’attore e regista Edward Gordon Craig, all’industriale delle macchine da cucire Paris Eugene Singer, un figlio del fondatore della fabbrica di macchine da cucire Singer e al poeta Sergej Esenin, di diciotto anni più giovane, morto suicida nel 1925.